I MinimAnimalist sono un duo italiano, pugliese per la precisione. Batteria,chitarra e voce. Davide Bianco e Fabio Cazzetta. Se pensiamo a band formate da due elementi è naturale l’echeggio altisonante dei nomi che subito ci vengono in mente, da quelli che furono i White Stripes ai nuovi divi Royal Blood ai nostrani Bud Spencer Blues Explosion.
I MinimAnimalist arrivano al secondo album W.O.K. sicuri di essere etichettati come stoner band con un suono che richiama certe Desert Session e certi volti, da Nick Olivieri a John Garcia., Kyuss e compagnia bella. E il primo disco si dipana esattamente su questa linea, con tre intermezzi musicali che tutto sono tranne un tirare il fiato. Niente pause anzi, una di queste strumentali che porta il titolo dell’album stesso apre le danze con tutti gli ingredienti del caso. Cambi di ritmo, riff e ritmica infernale.
Stoner ma con un elemento che condividono con i loro colleghi Bud Spencer Blues Explosion di un certo hendrixianesimo nella tecnica eclettica e sopraffina dei cambi musicali, delle velleità chitarristiche, coadiuvate da un cantato calibrato e piacevole. Tutto dell’album W.O.K. si scurisce a gradazioni da tramonto in una distesa desertica. L’album ha un tono musicale sempre energico e duro ma più leggero nei toni e scanzonato nelle atmosfere nella prima parte, compreso i temi espressi dai testi. Così “Ing.Giannino” è solo uno specchio per le allodole per nascondere alla fidanzata il contatto nel telefono dell’amante nel pezzo più aperto a diversi tipi di ascoltatori della tracklist tra cori e ritmi in levare. Lo stoner però è un paziente scontroso e poche camice di forza riescono a contenerlo a lungo, così già comincia a tirare spallate in “Maglione”, un pezzo con una miscela perfetta di rock e melodia. Le sovraincisioni sono attente, minimali e calibrate per non snaturare né la parte “minimale” del duo né quella “animale”.
L’album non permette di uniformarsi e perdere l’attenzione dell’ascoltatore perché comincia a fare l’occhiolino ai Queens Of The Stone Age (in uno dei loro momenti migliori, quello di Rated R) in “Il Mercato Delle Decisioni”. Nemmeno il tempo di fare paragoni pesanti che i MinimAnimalist si incupiscono all’improvviso e il sole del deserto comincia a recedere e imbrunire il cielo, le ombre si allungano e uno dei pezzi migliori si affaccia in questa landa desolata, “Hai Già Vinto” mantiene un riff sabbathiano con un cantato che si arricchisce di una sofferenza dell’anima che innalza il livello di testo e melodie di qualche spanna. “Elefante” è un altro strumentale e come detto tra i suoi compiti non c’è quello di far rifiatare l’ascoltatore. Senza quasi nemmeno fare caso al fatto che mancano parole, ci porta di corsa a “Povero Me”, altro pezzo pazzesco che ci fa presagire un finale di album in costante crescendo. Questi sembra davvero un pezzo dei BSBE in un blues dopato di stoner. Nei due strumentali che rimangono, “Giuda” e “Disturbo Tripolare” i nostri spingono ulteriormente sull’acceleratore facendoli sembrare la nostra versione dei Karma To Burn.
Il finale di album è da urlo. “Mi buttavo” e ancor più “Come Si Può” sono due ballate cupe e assorte, dove finalmente il ritmo si ferma a scrutare il buio che alla fine è arrivato, inesorabile e maestoso.
I MinimAnimalist hanno già accompagnato in tour gente come gli Afterhours, ma l’impressione è che il loro momento sia ancora in attesa di arrivare, come la sera fredda su un deserto lontano. W.O.K. è il loro secondo album ma appare già perfetto e maturo in maniera impressionante, pieno di contrasti e saliscendi emozionali, oltre che potente e divertente. Mai minimalismo è stato tanto animale.