Alice In Chains, le foto e il report del concerto di Padova del 28 giugno 2018

Gli Alice In Chains convincono, il pubblico un po’ meno: così si potrebbe riassumere la serata che ha portato la band di Jerry Cantrell, prossima al ritorno discografico, ad esibirsi all’interno di Sherwood Festival 2018, la rassegna padovana che ha messo in cartellone il primo dei due show in programma nel nostro Paese (il secondo si terrà a Milano il prossimo 10 luglio).

La band di Seattle, che lo scorso anno ha festeggiato i trent’anni di carriera, gode ancora oggi di una forma smagliante e di una sinergia tra i componenti che li rende ancora oggi una delle formazioni più compatte e di impatto nel panorama rock contemporaneo. E ciò non è merito solo del gruppo, del quale parleremo nel dettaglio tra poco, ma anche del gioco di squadra con i tecnici luce e audio, senza il lavoro dei quali lo show di Padova sarebbe stato molto probabilmente più fiacco. Un impianto luci perfettamente integrato nel mood dei pezzi (con tanto di park di Stadio Euganeo illuminato a giorno durante “Would?”) ma soprattutto dei suoni che frontalmente sono stati praticamente perfetti, con il basso di Mike Inez a dettare il ritmo fin dalle prime battute.

Come è stato detto prima, gli Alice In Chains sono in gran forma, soprattutto se teniamo conto che questo tour è una specie di warm up in vista della ben più ampia serie di concerti che li attenderà per la promozione di “Rainer Fog”, in uscita il prossimo autunno. Il duo Inez-Kinney è un vero e proprio carrarmato inarrestabile, e l’affiatamento di due musicisti che suonano insieme da 25 anni si è sentito sin dalle primissime battute; ma a dirigere l’orchestra è Jerry Cantrell, un artista che al contrario di molti suoi colleghi ha sempre messo in primo piano la musica all’apparire. Schivo ma non isolato dal resto dell’ambiente circostante, il chitarrista si alternerà anche al microfono, essendo di fatto la seconda voce del gruppo, e spesso si renderà protagonista di alcuni brevi assoli di chitarra. Croce e delizia William Duvall, l’ultimo arrivato degli Alice In Chains ormai in formazione da più di un decennio: in poche parole, o lo si ama o lo si odia. Per quanto si impegni come un dannato, il suo atteggiarsi nell’emulare la voce di una persona agli antipodi rispetto a lui come Layne Staley fa sembrare in alcuni momenti gli Alice In Chains la cover band stessa degli Alice In Chains. Sia chiaro, sono sembrati ma non a livelli sfacciati come gli Shame, che hanno aperto il concerto per loro e che sono risultati un collage del grunge anni Novanta.

La scaletta gioca molto facile, con tanto repertorio anni Novanta e alcune cartucce provenienti dal repertorio del Terzo Millennio. Una setlist più ricca di cose aspettate che di sorprese, con alcune mancanze eccellenti (“Angry Chair” ad esempio) e quella scelta di dare poco spazio all’era Duvall dettata molto probabilmente dal fatto che questo è un tour di riscaldamento inserito principalmente all’interno di festival estivi, e dispiace perché la resa live di “Check My Brain” non ha nulla da invidiare a brani più navigati come “Them Bones”. Le hit ci sono praticamente tutte (“Down in a Hole”, “Rooster”, “Would?”, “Man in the Box”, “We Die Young”, “Nutshell”, citandone solo alcune) e trova spazio anche una “Got Me Wrong” presa dall’EP “SAP”.

Chiudo parlando brevemente del pubblico: imbarazzante. Vedere le mani battere a ritmo su brani come “Would?” e “Man in the Box” manco si fosse a sentire Jerry Calà a La Capannina di Franceschi ha fatto perdere di fatto un po’ della magia della musica degli Alice In Chains. Non dico un pubblico depresso con la siringa piena di eroina ancora penzolante sul braccio, ma una così tangibile inadeguatezza l’ho vista solo quando, qualche anno fa ad un concerto di Peter Hook, la gente ballò “Love Will Tear Us Apart” come stesse ascoltando “I Bet You Look Good On the Dancefloor”. Le band ci sono, e ancora in forma, il pubblico ha bisogno di qualche ritaratura a livello di testa.

Nicola Lucchetta – Foto di Martina Barbon

Alice In Chains, le foto del concerto di Padova