Full Of Hell – Weeping Choir
Passa il tempo (neanche troppo, se contiamo che “Trumpeting Ecstasy” è uscito giusto giusto 24 mesi fa e i Full Of Hell nel mentre hanno fatto split, concerti e chi più ne ha ne metta), ma i FOH non perdono un grammo della loro ferocia con questo “Weeping Choir”, che presenta un’altra copertina degna di nota, per giunta. Il quarto full-length della band del Maryland continua sull’onda della sperimentazione iniziata con la precedente fatica, portando il grindcore oltre i confini dell’elettronica, del death metal e del doom (vedi “Army Of Obsidian Glass”).
Rammstein – Rammstein
Dopo dieci anni di attesa, che si è fatta ancora più spasmodica dopo la pubblicazione del singolo “Deutschland” (e del relativo video da record), i Rammstein danno alle stampe un disco che non fa urlare al capolavoro ma non delude neanche eccessivamente le aspettative, calcando la mano sui synth e sul mood elettronico, regalando anche qualche chicca (“Puppe” su tutte) e crescendo ad ogni ascolto. Traduzione: arrivati al settimo full-length Lindemann e soci possono permettersi di fare quello che pare e piace loro, anche dormire sugli allori.
Port Noir – The New Routine
“Define Us”. Ha tutto l’aspetto di una sfida il titolo di uno dei pezzi di “The New Routine” dei Port Noir, un trio svedese che si era fatto notare nel 2016 con “Any Way The Wind Carries”, e basta ascoltare questo nuovo album per capire che l’impresa di incasellare i Nostri in un qualsivoglia genere farebbe gettare la spugna anche al più tenace dei critici. I Port Noir infatti, passano dai Biffy Clyro ai Muse, toccando anche Don Broco e Rage Against The Machine (date un ascolto a “13” per credere), in un mix attuale e omogeneo, ideale per qualsiasi orecchio.
Artificial Language – Now We Sleep
Fa sempre piacere ritrovare band scoperte per puro caso durante le passate edizioni della Heavy Countdown, e soprattutto fa doppiamente godere vederle in ottima salute. Forse gli Artificial Language non superano in qualità il formidabile “The Observer” (2017), ma rinforzano la propria posizione tra i migliori nuovi act del progressive metal contemporaneo. “Now We Sleep” è un disco da ascoltare dall’inizio alla fine, per assaporare appieno la tecnica e lo spessore di questi ragazzi (e c’è pure Michael Lessard dei Contortionist nella title track).
Defeater – Defeater
Un altro capitolo nella storia dei Defeater, e nel loro mondo fittizio in cui ormai da qualcosa come undici anni si continua a raccontare lo stesso concept, che ha iniziato a far vedere la corda da un po’. Detto questo, sulle capacità e sul post-hardcore della formazione non si discute. La qualità principale dei Nostri è senza dubbio il rimanere fedeli a loro stessi, pur non brillando per originalità per ovvi motivi (anche se ammettiamolo, non ci stancheremo mai di ascoltare pezzi come “List & Heel” e “Atheists In Foxholes”).