Roger Waters Us + Them, la recensione del film

L’occasione per rivivere un’esperienza unica, e per chi non ha avuto la fortuna di esserci, il modo migliore per assistere a un evento che va molto al di là della musica. Ecco cos’è “Roger Waters. Us + Them”, al cinema dal 7 al 9 ottobre (qui l’elenco sale), il film concerto realizzato dall’ex bassista dei Pink Floyd con Sean Evans, regista di un’altra spettacolare pellicola, “Roger Waters. The Wall”, trasformando nella vivida potenza del 4K e del Dolby Atmos le registrazioni live nel corso della residency di quattro date che Waters ha tenuto alla Ziggo Dome di Amsterdam all’interno della tranche europea dell’“Us + Them Tour”, partito nel 2017 e terminato l’anno successivo.

La chiave di volta di “Us + Them” è una frase tanto semplice quanto spiazzante: “non esiste alcuna differenza tra noi e loro, siamo tutti esseri umani”. Nelle oltre due ore di film, la narrazione spetta ovviamente alla musica, con sporadiche concessioni al parlato. Ma è proprio nelle poche frasi di Waters che risiede il significato non solo della pellicola, ma anche del tour e della scelta dei pezzi in scaletta. Brani come “Time”, “Welcome to the Machine”, “Another Brick in the Wall Part 2” e “Part 3”, “Dogs”, “Pigs (Three Different Ones)”, “Money”, “Us and Them” e “Brain Damage”, e anche i successi estratti dall’ultima fatica del Waters solista, “Is This the Life We Really Want?” vedi “The Last Refugee” e “Picture That”, tra gli altri, insieme a uno scenografia faraonica (come dimenticare la Battersea Power Station che appare lungo tutto il parterre, con tanto di maiali volanti) e a una band di musicisti sopraffini (tra i quali brilla uno splendido Jonathan Wilson alla chitarra e alla voce), accompagnano le diverse storie che si intrecciano in sottofondo.

Storie che la pellicola permette di comprendere appieno, cogliendo tutte quelle sfumature che dal vivo, per una ragione o per l’altra, vanno irrimediabilmente perdute, insieme a ideologie, mondi ideali e rette parallele con un finale differente a seconda della linea narrativa in cui si trovano. La più potente di tutte, quella di “Dogs” e “Pigs”, permette di riflettere sulla condizione della prigionia in un incubo distopico in cui nessuno vince, neanche Donald Trump (messo alla gogna senza troppi peli sulla lingua), sulle note di pezzi che seppur risalenti a qualche decennio fa, suonano ancora tremendamente attuali.

Per fuggire da un mondo di guerre e “maiali” al potere, c’è una soluzione. Resistere, rimanere umani, con il pugno chiuso proteso al cielo, tramandando di generazione in generazione il seme della speranza. Il simbolo tangibile della positività si concretizza in diverse inquadrature del pubblico, composto da tantissimi giovani e da persone di estrazioni sociali e culturali differenti (madre e figlia, l’impiegato appena uscito dall’ufficio, il metallaro, la ragazza goth, e via dicendo).

L’esperienza visiva e sonora si conclude con un “A Fleeting Glimpse”, uno sguardo fugace dietro le quinte del mastodontico tour, che ritrae non solo Waters (e la sua germofobia), ma anche tutti i protagonisti che hanno contribuito a rendere grande ogni singolo concerto, dalle Lucius, le coriste dell’ex Pink Floyd alle prese con i loro gorgheggi preparatori, fino alla security e agli studenti che per ogni data, sono saliti sul palco durante “Another Brick in the Wall”. “Roger Waters. Us + Them” è un film, un concerto, un viaggio, un messaggio, un’esperienza che non può lasciare indifferenti, e che tramite le proiezioni cinematografiche dei prossimi giorni, raggiungerà un numero ancora maggiore di persone.