Easter Is Cancelled, l’apoteosi hard rock dei The Darkness

Quando penso ai The Darkness in questa loro ultima fase di carriera mi viene sempre in mente una vecchia hit degli Articolo 31 che diceva ‘il tamarro è sempre in voga, perché non è di moda mai’. Così è per la formazione guidata dai fratelli Hawkins (come la città di “Stranger Things”) e infatti alle stranezze la band ci ha abituato in larga misura.

In questo sesto album intitolato “Easter Is Cancelled” è data continuità alla corrente degli ultimi anni che ha unito al glam gigione e parecchio sopra le righe una sottostruttura di hard rock abbastanza anacronistica in un periodo storico, il nostro, che ci vede testimoni di una crisi profonda della chitarra. Bistrattata, contaminata, nascosta sotto strati di qualsiasi sovraincisione, la chitarra viene umiliata e trattata senza rispetto anche nel genere musicale che l’ha sempre vista protagonista, il rock. I The Darkness non ci stanno, e fanno di “Easter Is Cancelled” un’apoteosi di riff di hard rock puro e di numerosissimi richiami e citazioni esplicite dei pilastri del genere.

Il titolo mette subito in chiaro che anche se gli anni passano la voglia di prendersi poco sul serio rimane, evidente soprattutto dopo aver visto il video del singolo di lancio “Rock and Roll Deserves to Die” dove all’ennesimo acuto Justin e la sua allegra banda perdono capelli posticci e vestiti seguiti poi dal pubblico delirante in un’apoteosi di rock and roll, sconfessando di fatto le dichiarazioni del titolo. Gli intenti tematici, stando alle dichiarazioni della band, sono altisonanti. Si parla addirittura di un concept album dedicato all’idea dei multiversi e di molteplici realtà diverse che coesistono simultaneamente in sovrapposte zone dell’esistenza. In questo senso è da leggere la figura suggerita dal titolo e dall’irriverente copertina che raffigura un Gesù forzuto che si vendica con i centurioni romani, e che quindi ridisegna la nostra realtà cancellando l’origine del senso di colpa della cultura cattolica che a detta di Hawkins rappresenta anche la rottura di tutti i cliché conosciuti della musica rock.

L’inizio mette d’accordo tutti con una serie di quattro singoli, tre ufficiali (“Rock And Roll Deserves To Die”, “Live ‘Til I Die” e la ballatona “Heart Explodes”) e uno potenziale, “How Can I Lose Your Love”. C’è un altro singolo rilasciato ufficialmente ed è la titletrack, un pezzo hard rock che strizza l’occhio all’heavy metal e nello specifico cita parecchio i Judas Priest. Il tutto fin qui è un meccanismo già rodato con il pregio di resa assicurata e il piccolo difetto di un dejavù sonoro che potrebbe lasciare indifferente i fan di vecchia data, o al massimo dargli non più di un sano piacere nostalgico legato alle vecchie emozioni regalate dai The Darkness nei passati 15 anni di carriera. Riff e ritmi concitati uniti al timbro unico di Justin. I riferimenti sono sempre gli stessi, e non fate facce strane quando vi dico che agli inizi della carriera i The Darkness erano considerati gli eredi designati dei Queen. Insomma, se alla batteria c’è un certo Rufus Taylor potrebbe essere considerato un caso, ma probabilmente no. Ascoltate l’evocativa e breve suite di “Deck Chair” e ditemi se non vi viene qualche pensiero che va in quella direzione.

L’album è lungo, soprattutto se ascoltato nella sua versione deluxe con ben quattro pezzi aggiuntivi. L’andazzo non si discosta molto dal mood iniziale. Richiami consueti ai Queen uniti a qualche riff metal in “Heavy Metal Lover”, che usa l’amore al rock pesante per imbastire una serenata romantica. Si va sul classico nella ballata “In Another Life”, altro possibile singolo.

Siamo quelli della chitarra’ annunciano a fine album, “We Are the Guitar Men”. Altro omaggio musicale a dei grandi di sempre, questa volta i Led Zeppelin, in questo album senza acuti ma godibile. ‘La chitarra è l’estensione della mia anima’ dicono sempre, e nella loro stravaganza prendono una cosa maledettamente sul serio, il fare rock. Di questi tempi è un faro in un mondo musicale che ha perso la retta via e che per ora non dà nessun segno di ripresa. Hawkins e soci incarnano quel nucleo rock che va più in profondità del genere che si suona, dei vestiti che si indossano. Un’attitudine che fanno esplodere sul palco, dove rimangono una delle band più vive e godibili da vedere. Lunga vita ai The Darkness.