“Black Anima”, il nono disco dei Lacuna Coil, viene pubblicato oggi, 11 ottobre 2019, in un momento di rinascita per la band nostrana. Dopo la chiusura di un cerchio, con le celebrazioni del ventennale di carriera, (culminate nella stampa del libro autobiografico “Nothing Stands In Our Way” e del DVD “The 119 Show: Live in London”, oltre che una lunga serie di live nel 2018), per i Nostri è arrivato il momento di resettare il tutto e di partire da un nuovo inizio. “Black Anima” è proprio questo, la nuova vita e la nuova incarnazione dei Lacuna Coil.
Per lavorare alla nona fatica, Cristina Scabbia e soci si sono presi il loro tempo, godendosi il meritato successo dei festeggiamenti del ventennale, ma senza dormire sugli allori. Infatti “Black Anima” è un’opera molto complessa, interpretabile su livelli diversi, non solo ed esclusivamente limitandosi alla musica. Come ci hanno dichiarato durante una recente chiacchierata la cantante e il collega Andrea Ferro, tutto è iniziato da “The Physics of Angels”, un saggio di Matthew Fox e Rupert Sheldrake basato sul dibattito tra un teologo e uno scienziato sulla figura dell’angelo. “La figura dell’angelo inizialmente è stata molto di ispirazione perché Andrea ha cominciato a parlarci di questo libro che stava leggendo, “The Physics of Angels” appunto, che vede confrontarsi scienza e religione sugli angeli e sul perché le persone hanno comunque bisogno di appoggiarsi a credere alla presenza di un’entità protettrice che può esistere o meno, e questo argomento l’abbiamo subito trovato interessante non solo per l’idea in sé, ma anche perché era molto utile per esprimere qualcosa di visivo. Per questo è stato deciso di metterlo sulla copertina. Anche nei testi si parla di angeli bruciati e ci può essere un parallelismo tra l’angelo e l’essere umano, che comunque ha bisogno di credere in qualcosa per andare avanti. “The Physics of Angels” poi affrontava da due prospettive la figura dell’angelo, ma anche degli spiriti e dei fantasmi. Secondo i soggetti coinvolti nel saggio, queste figure sono sempre esistite perché le sentiamo presenti da un punto di vista da una parte più energetico, dall’altra più spirituale. Anche gli abiti da scena che abbiamo immaginato vorrebbero rappresentare una sorta di cacciatore di anime, proprio perché ci piaceva questo parallelismo tra la figura più immaginaria e reale nel rapporto con le persone che non ci sono più, con questi spiriti”.
“Black Anima”, oltre ad essere il titolo del disco, è anche il libro intorno a cui ruota tutta la narrazione, quel libro attorno cui la band, come in una seduta spiritica, si raccoglie nelle foto promozionali, e la cui copertina, molto coerentemente, è anche la cover dell’album. Andrea ci fornisce qualche dettaglio in più: “Parte dell’ispirazione del drago in copertina deriva dallo stemma dei Visconti Sforza, che in origine è un serpente che dà vita a un bambino, non lo mangia. Marco (Coti Zelati, storico bassista della formazione, ndr), è lo spirito più grafico, ha reinterpretato lo sketch, mettendo un drago con un angelo nelle sue fauci che lo combatte, avvolgendosi intorno al nostro simbolo e circondato da tre serpenti che nella sua visione sarebbero io, Cristina e Marco stesso, che siamo i fondatori dei Lacuna Coil”.
Anche se i Nostri sono soliti lavorare a tutto tondo nella realizzazione dei loro album, per “Black Anima” il teamworking è stato decisivo, coinvolgendo figure esterne alla formazione che hanno contribuito con la loro arte alla realizzazione del concept. A tal proposito, l’aspetto visivo è ancora più importante rispetto alle opere passate. “Siamo entrati per caso in contatto con Elena Cunene Zanotti, una fotografa nostra fan. Abbiamo anche un po’ rischiato, nel senso che questa ragazza ci piaceva molto, però la maggior parte dei suoi lavori erano su modelle e ritratti singoli, non aveva mai fatto foto di band, con spazi completamente diversi. Elena poi è molto romantica nella visione delle foto che fa, però l’elaborazione che volevamo noi era molto più dark, non volevamo sembrare dei new Romantics ma una cosa più oscura. Abbiamo fatto una cena insieme prima di iniziare a collaborare proprio per capire se dandole questi input fosse stata in grado o no di realizzarli, e quindi lei ci ha portato subito delle idee, dei posizionamenti, dei props che avremmo potuto usare, e che poi sono finiti nelle foto del booklet. C’è piaciuta e abbiamo detto ma sì, proviamo, e in effetti il risultato è stato anche meglio di quello che potevamo aspettarci. È stato proprio un lavoro di squadra al di là dei Lacuna Coil in sé, abbiamo deciso di inserire più persone e avere più punti di vista e aiuto anche nella personalizzazione dei vestiti per esempio, noi avevamo ben chiaro come sarebbero stati, Marco aveva creato quest’idea dell’anima che usciva dal vestito, questo teschio del serpente e attraverso l’aiuto di due amici che sono esperti nel costuming siamo riusciti a realizzare questa visione”.
Il mondo immaginario e spirituale di “Black Anima”, tanto vivido quanto dettagliato, si riflette nella proposta del disco stesso. Il nono album dei Lacuna Coil è un cerchio che si apre con “Anima Nera” e si chiude con “Black Anima”, intro e outro che come nei rituali di magia, formano un perimetro magico dentro al quale gli spiriti tornano in vita, comunicandoci messaggi che, in questo caso, suonano in un modo particolarmente heavy e scuro. Proprio come “Layers of Time”, primo singolo estratto dal full-length. “Abbiamo avuto un po’ di discussioni con la casa discografica e con il management per capire quale fosse la canzone giusta. Ovviamente ognuno aveva la sua direzione, chi vuole la canzone più orecchiabile, chi vuole quella che stupisce a tutti i costi. Invece alla fine abbiamo trovato un compromesso in quella che in effetti racchiude tutti gli aspetti su cui volevamo far vedere”. Molti fan soprattutto nei commenti sottostanti al video pubblicato su YouTube, si sono divertiti ad avvicinare i Lacuna Coil a un sottogenere molto distante dal loro sound tradizionale. “Ci sono elementi che possono essere accostati al djent, nel senso ritmicamente più moderno, però in realtà il djent è un po’ più complicato di così, ma c’è un approccio ritmico appunto basato su quello che è adesso la chitarra ritmica metal. Noi però in realtà come gusto, anche Marco che è il compositore principale, veniamo dagli anni ‘90, quindi in realtà è più un’ispirazione alla Fear Factory o alla Sepultura se vogliamo, non tanto alla Periphery, anche se capisco dove può starci, perché le nuove generazioni conoscono quello, quindi per loro quella ritmica particolare è il djent, quando in realtà esiste da molto prima”.
Il bello di “Black Anima”, oltre a un mood decisamente più dark e pesante (cosa che a dir la verità già da “Delirium”, il precedente lavoro dei Lacuna Coil risalente al 2016 era presente in maniera seminale), è il suo costante giocare con sonorità ed emozioni differenti. “Reckless” è un chiaro invito a lasciare libera di esprimersi la propria parte più oscura, più folle. Anche l’elettronica recita il suo ruolo (soprattutto in apertura e chiusura dell’album), mentre “Apocalypse” presenta un feeling metalcore melodico contemporaneo. “Veneficium”, invece, sonda un aspetto più emozionante e profondo, in linea con il passato dei Nostri. ““Veneficium” è la canzone più vicina di tutto il disco a quello che abbiamo fatto in passato, ci sono delle atmosfere che riconosciamo dei primi periodi dei Lacuna Coil. È un pezzo essenzialmente melodico, ma anche in qualche modo disturbante nel senso positivo del termine, nel senso che comunque ti permette di sederti, di riflettere, di guardarti dentro. Volevamo in questo caso qualcosa che fosse più lento a livello ritmico e più melodico, che però non fosse romantico. La nostra idea delle canzoni più lente in “Black Anima” è più oscura”.
A tal proposito, “Save Me”, uno dei pezzi più personali di “Black Anima”, convoglia un messaggio molto positivo nelle lyrics. Salvami da me stessa, canta Cristina, quasi a suggerire che siamo vittime e carnefici della nostra mente e delle nostre paure, ma anche gli unici in grado di regalarci la salvezza. Perché alla fine, non vuoi mollare, non puoi mollare. Il focus sulle voci si fa sempre più intenso nel nuovo disco dei Lacuna Coil. Da una parte Andrea si lancia in una delle sue performance più heavy e ferali di sempre, dall’altra Cristina cambia voce di pezzo in pezzo, esprimendo le complesse profondità di “Black Anima” con le sue modulazioni. Per esempio, in “Now Or Never” la cantante si esibisce in uno screaming per molti versi inedito, ma del tutto in linea con lo spirito del brano.
“Black Anima” è un lavoro variegato e ricco di sfaccettature, così come lo sono le emozioni umane, dal quale traspare la professionalità, la cura per i dettagli e la passione che i Lacuna Coil ci hanno messo dentro, senza risparmiarsi nessun dettaglio e mettendosi a nudo a più che mai, riuscendo al contempo ad andare al passo con i tempi, senza tradire la propria natura.