Era grande l’attesa per il concerto di questi due grandi perdenti del rock americano, genere in cui Greg Dulli e Mark Lanegan hanno indubbiamente scritto alcune delle pagine migliori negli anni ’90: purtroppo come a volte accade a grandi aspettative non corrispondono grandi soddisfazioni.
Apre la serata Jeff Klein, che fatica un po’ a tenere il palco da solo con la sua chitarra acustica, accompagnato solo dai loop percussivi da lui stesso registrati con la chitarra all’inizio dei brani. Manca un po’ la personalità, e pure la voce non è delle migliori, spesso troppo urlata e forzata.
A ruota salgono sul palco i Twilight Singers, e l’inizio è dei più energici, confermando la vena aggressiva mostrata nell’ultimo “Powder Burns”. Proprio da questo album è estratta l’iniziale , energica “I’m Ready” in cui Greg Dulli (ormai appesantito e decadente quasi come un Elvis ultimo periodo) urla e si agita con convinzione; si passa poi alla melodia avvolgente di “Teenage Wristband”, e i cinque sembrano in palla, mentre la guest star Mark Lanegan si fa attendere. Compare tra l’ovazione dei presenti al quinto pezzo, e si piazza dietro il microfono (e anche lui non è più il lungagnone secco secco di un tempo) con la consueta totale mancanza di interazione con il pubblico, che ormai fa parte del personaggio, e anche con la consueta e inconfondibile vociona roca che sa sempre dare i brividi e creare atmosfere uniche.
Il pubblico si scatena a cantare in particolare su “Where Did You Sleep Last Night”, segno che forse molti sono qui più per l’illustre ospite che per i Singers. Questa impressione viene confermata poco dopo, visto che quando Lanegan dopo soli quattro pezzi cantati se ne va dal palco il malumore serpeggia palpabile tra i presenti. Sul palco sale a supportare il gruppo Jeff Klein, armato questa volta di chitarra elettrica, ma non è proprio la stessa cosa. Lo show prosegue ma il gruppo si sfilaccia, e non riesce a mantenere viva la tensione, arrivando fino alla fine e congedandosi dal pubblico quasi con sollievo. Naturalmente si rientra per i bis, e Lanegan continua a non vedersi; compare infine per fare ancora qualche pezzo conclusivo, “manco fosse Axl Rose”, per citare una voce colta tra il pubblico. Insomma, non è molto chiaro che senso abbia seguire in tour un gruppo per poi cantare neanche mezz’ora a serata.
In definitiva un po’ di amaro in bocca rimane, anche se c’è la consapevolezza di avere assistito allo show di due icone e comunque i Twilight Singers hanno dato prova di professionalità e mestiere. Ma da questi nomi ci si aspettava quel qualcosa in più che purtroppo è mancato.
S.R.