Incontrare i Royal Republic di pomeriggio nel locale dove la sera devono esibirsi, accompagnati da una calura troppo forte per il mese di maggio, ti porta inevitabilmente a parlare di sole. E non è una cotraddizione perché i Royal Republic si sentono così, una band solare. “We are the sunshine from Sweden”, dicono testualmente, motivando così la loro definizione: “A noi interessa far divertire la gente, far vedere che il rock’n’roll ti può far spuntare un luccichio negli occhi. E’ quello che vogliamo vedere nella gente”. Il loro album, “We are the royal”, è consigliatissimo: è uscito da qualche mese in sordina, peccato. Ma il tempo per recuperare c’è ancora tutto. Uno dei punti di forza dei Royal Republic è la capacità di trattare la musica con rispetto ma al tempo stesso di non prendersi troppo sul serio. E infatti, seguendo questa logica, confermano che “Non c’è un particolare messaggio nelle nostre canzoni, se non ‘divertitevi e almeno per il tempo che dura un concerto dimenticatevi dei problemi’. Perché affliggere la gente che ha già un fardello di preoccupazioni, più o meno grandi, con canzoni tristi?”.
Concetto semplice che non fa una piega, così come semplice e lineare è la loro storia fin qua: “Royal Republic è la voglia di far festa e fare musica, il nome della band riassume questo concetto e quello che siamo. La nascita del gruppo non nasconde nessuna storia supercool: studiavamo per diventare insegnanti di musica, a Malmö. Ci siamo conosciuti così”. Il discorso scivola su altre band nordiche che hanno spiegato la propensione alla musica di chi vive nel nord Europa con gli inverni lunghi e bui, che spingono i ragazzi a imparare a suonare: “Ma no, perché? Al chiuso si può anche fare sport!”. E com’è la scena musicale svedese? Qui da noi arriva poco e male… “C’è tanta porcheria in giro, ma sarà così in ogni paese. La scena rock metal, invece, esprime buoni talenti. Del resto, la Svezia è piena di gente che sa suonare: il fatto di studiare musica a scuola dopo le lezioni favorisce il diffondersi della passione musicale, questo sì. Ma l’inverno, non crediamo proprio che lo faccia”.
Francesca Binfarè