A pensarci non sembra, ma pause comprese i Casino Royale sono ormai in giro da venticinque anni. Eppure, la band meneghina non ha mai perso l’approccio sperimentatore che ne ha sempre caratterizzato l’operato, a partire dagli esordi in levare di “Soul of Ska” e “Jungle Jubilee”, passando per il crossover di “Dainamaita”, il trip hop italico di “Sempre più vicini” e il breakbeat di “CRX”, fino anche al ritorno con “Reale”, per stessa ammissione del gruppo il disco più “standard” del lotto. Ora, con il nuovo uscito “Io e la mia ombra”, i Casino Royale confermano questa loro tendenza a mescolare gli ingredienti, mettendo nelle dodici tracce dell’album un po’ tutti i sapori dei loro vecchi lavori, e anche qualcosina in più.
“Reale è stato un disco fatto in studio, suonato da una band con un set rock. In un certo senso era un disco classico”, spiega il cantante Alioscia Bisceglia. “Poi abbiamo pensato che negli anni ’90 suonavamo musica che la gente adesso è pronta ad ascoltare, perciò abbiamo deciso di rimettere l’elettronica in evidenza”. Gli fa eco Patrick Benifei, voce e tastiera: “In questo disco si balla un po’ di più”. E a ballare non sono solo gli ascoltatori, ma anche gli stessi Casino Royale, come si vede nell’interessante video di “Io e la mia ombra”, un brano che “ha un andamento allegro, ma in realtà parla di depressione”. Proprio il singolo è la migliore testimonianza di quanto l’amalgama sia riuscita, facendo di questo lavoro uno dei più interessanti in circolazione in questi anni.
[youtube 2ebwrjxfK50 nolink]Non poteva mancare, nella nuova uscita della band, Milano, a cui è dedicata “Città di niente”: “Milano la amo e l’ho odiata” spiega Alioscia, “In questi anni è stata data in pasto agli uomini d’affari. Ma non ho mai pensato di abbandonarla e forse adesso le cose possono cambiare. La vera sfida però comincia ora, bisogna vedere se saremo in grado di metterci tutti in gioco direttamente e dialogare con quelli che governano la città, che non devono essere dei partiti, ma delle persone”. Per chiudere, un brano che è quasi un manifesto della band, ossia “Stanco ancora no”: “È un po’ un pezzo programmatico, in effetti. Noi rivendichiamo il fatto di avere avuto un ruolo all’interno della musica italiana, non solo per i suoni, ma anche per la nostra storia: ogni volta ci siamo rimessi in gioco”. In effetti, intorno alla band le cose sono cambiate parecchio: “Ormai la musica la si vive molto di più al chiuso. È bellissimo che con i social network si possa condividere tutto in un attimo e del resto il futuro della musica è in Rete. Però se non ti si vede mai in giro, non fai massa critica”. In ogni caso, evolversi non è qualcosa che ha mai fatto paura ai Casino Royale, che anzi sono sempre stati un passo avanti rispetto a tutti gli altri, cosa che alle volte li ha anche penalizzati. Ogni stop è solo un altro start e i Casino sono ripartiti col botto.
Marco Agustoni