Il più grande concerto AOR italiano di sempre? Molto probabilmente sì. Sarebbe bastato dare un occhio all’elenco delle band presenti sui cartelloni per confermare questa affermazione, ma come sappiamo le partite si vincono sul campo. Se solo più gente avesse saputo che i Thin Lizzy avrebbero suonato alle quattro del pomeriggio, forse qualche spettatore in più avrebbe potuto godersi uno show tiratissimo, suonato come se di fronte ci fossero migliaia di persone e non le duecento presenti sotto il palco. Col passare delle ore, però, sempre più fan hanno gremito il parterre di Rho (ormai l’unico luogo all’aperto del milanese dove vedere un concerto), anche se la presenza ravvicinata del Gods Of Metal ha certamente avuto un ruolo importante sul numero totale di spettatori. Difficile, soprattutto per un ragazzino, trovare tutti questi soldi da spendere nella stessa settimana, tenendo presente anche il successivo Sonisphere e il Big Four degli inizi di luglio. Insomma, forse è giunto il momento di scaglionare un po’ meglio gli eventi tra maggio e settembre…
Detto ciò, torniamo alla serata: i Night Ranger si ripresentavano al pubblico europeo dopo venticinque anni e a quello italiano per la prima volta in carriera. Forse anche per questo si sono resi protagonisti di una prova sconvolgente, resa ancora più grande da impianti finalmente adeguati a concerti di questo tipo e da una serie di pezzi che hanno lasciato di stucco chi non li conosceva: “Touch Of Madness”, “Sing Me Away”, ma anche “Growin Up In California” e “(You Can Still) Rock In America” hanno esaltato chiunque fosse presente allo show, tanto da sperare di poterli rivedere presto magari da soli. E’ giunto poi il momento di uno dei gruppi più attesi della giornata, i Foreigner. Dopo l’incredibile performance di qualche mese fa all’Alcatraz (rovinata da una presenza esigua di spettatori), il gruppo di Mick Jones fa ritorno a Milano, questa volta di fronte ad una discreta folla. La band riconferma il momento di grazia seguito all’arrivo del cantante Kelly Hansen: inevitabilmente qualcuno rimpiangerà Lou Gramm per sempre, ma Hansen è semplicemente perfetto ed il suo look un po’ Steven Tyler un po’ Ron Wood fa subito rocker. Vocalmente parlando la sua prova è stata praticamente perfetta e in grado di convincere anche i più scettici. E’ tutta la band però a girare a mille, con un Mick Jones rinato ed una sezione ritmica molto potente. Nonostante il livello generale molto alto, alcuni momenti hanno colpito più di altri: una versione strappa lacrime di “I Want To Know What Love Is”, cantata da chiunque e la conclusiva “Jubox Hero” che ha fatto tornare indietro nel tempo un pubblico a dire il vero non più giovanissimo.
Finale col botto grazie ai Journey, inspiegabilmente al loro primo show in Italia. Ma come è possibile che la band AOR più importante della storia non sia mai stata portata in precedenza nel nostro paese? Lo show di Neil Schon e compagni non fa che aumentare le perplessità a riguardo, anche se la speranza è quella di rivederli in autunno, magari in qualche palazzetto. L’ultimo album, uscito ancora per l’italiana Frontiers, dimostra che puoi cambiare formazione, cantante o quant’altro, ma quando hai classe da vendere i tuoi prodotti saranno sempre di qualità superiore. Ariel Pineda, accolto inizialmente con qualche perplessità solo perché filippino, sta sconvolgendo il mondo con la sua voce, tanto che per alcuni è già uno dei migliori di sempre. Le hit ci sono tutte, condite con qualche pezzo del nuovo lavoro che comunque si sposa a meraviglia col resto del repertorio: si passa così da “Lights” a “Escape”, passando per “Be Good To Yourself” all’anthemica “Don’t Stop Belivin” senza avere il tempo di tirare il fiato. L’encore, lasciato alla classicissima “Any Way You Want It”, chiude una giornata praticamente perfetta.
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Luca Garrò