The Who – Arena, Verona 11 giugno 2007

Che disfatta. L’unico concerto italiano degli Who dura una cinquantina di minuti, intervallati prima da un violento acquazzone che travolge pubblico e gruppo e, successivamente, dai pianti isterici di Roger Daltrey che si rifiuta di cantare con quattro gocce sulla testa. Certo non chiedevamo al buon Roger di fare come Springsteen a S. Siro qualche anno fa, né tanto meno di rovinarsi la preziosa voce da usare nel resto del tour, ma almeno di evitare di sbattere i piedi per terra (davvero!) quando Pete Townshend gli chideva di proseguire per il pubblico. Proprio quel pubblico che era rimasto al proprio posto ad aspettare che il concerto riprendesse…

Fortuna che a Townshend  l’idea di andarsene non andasse assolutamente, così da portare avanti col resto del gruppo uno show che comunque è risultato inevitabilmente menomato. E pensare che tutto era iniziato nel migliore dei modi: “I Can’t Explain” è il miglior modo possibile per iniziare un concerto, con il suo riffone spacca pubblico ed il braccio di Pete a roteare come trent’anni fa.
Poi, di fila,  “The Seeker”, la fantastica “Substitute” e la nuova, valida “Fragments”, da “Endless Wire”. Quando lo show sta per entrare nel mito con “Who Are You” (non solo la sigla di C.S.I…) inizia a piovere e solo la grande voglia di Townsend salva Daltrey dal linciaggio.
Alla ripresa il grande chitarrista dimostra tutta la sua classe e la voglia di suonare che ancora lo attraversa superati i sessant’anni: “Let’s See Action”, “Eminence Front”, “Relay”e “Magic Bus” preparano il pubblico a  “Baba O’Riley” che fa scaldare di colpo il pubblico, ormai congelato.  Prima della conclusione è tempo per  “The Real Me”, che apre al fantastico filotto finale composto da “Pinball Wizard” (nipoti futuri miei, l’ho sentita), “The Kids Are Alright” e le classicissime “My Generation” (ma non dovevano morire prima di invecchiare?) e “Won’t Get Fooled Again”.

L.G.

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