Stanno per tornare in Italia i The Strokes, fra le band indie – rock più conosciute al mondo, capaci di attirare su di sé l’attenzione di media e pubblico sin dal loro esordio, l’acclamato “Is This It“, pubblicato ormai un decennio fa. Julian Casablancas e compagni, infatti, saranno gli headliner del Flippaut Alternative Reload Festival, che si terrà al Castello di Vigevano domani, martedì 12 luglio. Si tratta anche dell’unica data degli Strokes nel nostro paese, nella quale presenteranno ai fan italiani il loro nuovo album, “Angles“. Per l’occasione, siamo riusciti a scambiare qualche rapida battuta con il gruppo.
Fin dai vostri inizi, siete stati immediatamente riconosciuti come una delle ‘next big thing’ più stimolanti all’orizzonte. Ora però sono passati molti anni dal vostro primo disco, “Is This It”; quanto siete cambiati da allora?
Siamo cambiati moltissimo in questi dieci anni. Siamo cresciuti, abbiamo sviluppato uno stile diverso e abbiamo lasciato che la nostra musica prendesse nuove direzioni. Si può dire che adesso siamo una band completamente diversa.
“Angles”, il vostro nuovo disco, è uscito a ben cinque anni di distanza dal suo predecessore, “First Impressions Of Earth”. Il sound degli Strokes ha subito un cambiamento dopo tutti questi anni?
Sì, certamente. Diciamo che questi cinque anni sono stati indispensabili per capire chi eravamo davvero come musicisti e come persone, e come volevamo che suonasse la nostra musica, in che direzione spingerla. E abbiamo portato tutti questi cambiamenti in “Angles”, appunto, che è il risultato del lavoro che abbiamo fatto in questi anni, e che rappresenta i ‘nuovi’ Strokes.
Quanto è stato importante per il nuovo lavoro il progetto solista di Nikolai (Fraiture, il bassista della band, ndr.), Nickel Eye?
E’ stato importante per tutta la band, soprattutto perché è servito a farci crescere ed evolvere individualmente, evoluzione che poi siamo stati in grado di portare nel lavoro di gruppo e nelle nuove canzoni. Inoltre, è stato molto utile anche per capire altri aspetti, come il lavoro di produzione di un disco, i vari ruoli che ognuno di noi svolge negli Strokes, insomma ci ha permesso di essere più coesi.
I vostri fan italiani sono impazienti di vedervi dal vivo il 12 luglio. Che cosa si devono aspettare da un vostro concerto?
Si devono aspettare un concerto ricco di energia, quell’energia che era tipica dei nostri primi show, e che ora abbiamo recuperato. E, allo stesso tempo, qualche ‘esperimento’ che in passato non era possibile fare, perché adesso abbiamo dei nuovi pezzi diversi da quelli che scrivevamo una volta. Quindi, nel suo complesso, la nostra esibizione sarà caratterizzata da un mix fra vecchio e nuovo.
Un’ultima domanda: vi piace suonare in Italia? Cosa ne pensate del pubblico italiano?
Certo, ogni volta che suoniamo in Italia ci divertiamo molto. Mi ricordo quando suonammo a Torino, circa cinque anni fa; c’erano tantissimi fan e fu davvero un grande concerto. Fra l’altro Fabrizio Moretti, il nostro batterista, è originario proprio di Torino. Insomma, ogni volta che suoniamo da voi il divertimento è assicurato, non vediamo l’ora di farlo. Preparetevi ragazzi, stiamo arrivando!