Non sono mai stato un grande fan dei Devildriver e, soprattutto, nemmeno grande estimatore di Dez Fafara, personaggio che fin dai tempi dei Coal Chamber (per quanto mi riguarda, dopo “Loco”, la canzone, il nulla assoluto) raccoglie tanti fan quanti detrattori.
Però l’ultimo disco, il recentissimo “The last kind words”, me li ha fatti rivalutare non poco: quel mix di groove metal, death melodico e Fafara inedito emulo (tra l’altro, con stile) del Chuck Billy di “Low”, rende il disco una piacevole sorpresa di questo 2007. Occasione migliore per vedere questo combo dal vivo è la loro unica data da headliner assoluti in Italia per quest’anno, al New Age Club di Roncade (TV).
Per l’occasione, la band si porta dietro due supporting act non molto conosciuti, i The Sorrow (set perso completamente causa eccessiva puntualità del locale e causa camion lettone che, per non pagare l’autostrada, ha deciso di attraversare una stradina strettissima, bloccando il sottoscritto a metà di una lunga colonna di auto nel tragitto necessario per raccattare un socio (madò, ndJ³)) e i God Forbid (persi in parte per il motivo detto poco fa). Il giudizio su questa band sarà limitato alla seconda metà del set vista dal sottoscritto: pur avendo più album in attivo rispetto agli headliner della serata, devo ammettere che la posizione inferiore questo gruppo del New Jersey se lo merita. Canzoni più o meno banalotte, alcuni passaggi carini, ma niente di che. Un concerto seguito in maniera piuttosto moscia dal grosso dei presenti.
Quando sale sul palco il piatto forte della serata, mi aspettavo il panico, la morte e la distruzione, vista la presenza di molti statunitensi provenienti dalle basi NATO di Vicenza e Aviano (PN), ma la delusione è grossa: tanta gente che salta manco fosse un concerto dei Finley e solo qualche sporadico mosh, nel quale i suddetti merregani danno sfoggio della loro civiltà…
Ma parliamo del live: pur penalizzati da suoni ben sotto la media, i cinque spaccano tantissimo. La scaletta pesca brani più o meno in maniera equa da tutta la (esigua) discografia, senza nessun passaggio nel passato remoto del frontman (leggasi: qualche classicone dei Coal Chamber), segno che la band è una vera e propria entità a sé stante. Sorpresona il fatto che, pur essendo passati ben tre mesi dall’uscita, siano stati proposti solamente tre pezzi dall’ultimo album: i Devildriver hanno però scelto i momenti migliori, tra cui quella “Clouds over California” che, diciamola tutta, è un pezzo della madonna!
Band in formissima: mostruoso John Boecklin dietro il drumkit, ed è bello vedere un Dez Fafara (che con la barba sembra un Zakk Wylde in miniatura) abile frontman e, soprattutto, che PARLA durante il concerto, senza fare inutili screaming o growls anche tra una canzone e l’altra come fanno tantissimi nella scena metalcore.
Bravi bravi bravi: niente di nuovo sotto il sole, non siamo di fronte ad una band che rivoluzionerà il panorama metal mondiale nel giro di pochi mesi, però è sempre bello essere presenti a serate del genere. Ah, e meglio i Devildriver dei Coal Chamber.
Setlist: End of the Line – Nothing’s Wrong – Ripped apart – Not all who Wander Are Lost – The Mountain – Hold Back the Day – Head on to Heartache – Cry for me Sky – I Could Care Less – Grindfucked – Clouds over California – Meet the Wretched
Grazie a Nicola Lucchetta