Afterhours – Palasharp, Milano 23 maggio 2008

Più che un semplice concerto, il ritorno degli Afterhours nella loro Milano ha assunto le caratteristiche dell’evento, di quelli difficili da mandar via dalle proprie menti. I presupposti di certo non mancavano: un’assenza di qualche tempo che aveva creato molte aspettative ed un album nuovo di zecca considerato quasi all’unanimità uno dei migliori di questo 2008. In pratica, tutti i sogni e le speranze dei fan del gruppo hanno visto la loro realizzazione in questa splendida notte di primavera.

Difficile trovare punti deboli o momenti minori nella performance dei nostri, anche se l’inizio con un’ora di ritardo aveva messo a dura prova la pazienza del pubblico. Forse è per questo, o forse semplicemente perché sono uno dei gruppi più amati nel panorama nostrano, che l’attacco con “Naufragio Sull’Isola Del Tesoro” spazza via i mugugni dovuti al ritardo e fa iniziare la magia e le danze. “E’ Solo Febbre” è pura emozione ed il pubblico, ormai rapito dal magnetismo di Manuel Agnelli, non può che inchinarsi a questa sorta di rito pagano. Le suggestioni si susseguono a ritmo serrato, in breve si alternano perle come “Ballata Per La Mia Piccola Iena”, “Tutti Gli Uomini Del Presidente” (cantato dall’ottimo Roberto Dell’Era) e “Vedova Bianca”, ma il pezzo forte deve ancora giungere: fingendo una pausa, il gruppo si ripresenta alla folla in delirio sugli spalti del Palasharp, tra l’incredulità e la gioia dei presenti.

Da lassù una versione stupenda di “Voglio Una Pelle Splendida” prepara tutti al gran finale dove ormai l’intero palazzetto pare un’unica persona. “Oppio”, da brividi, conferma l’impressione di trovarci di fronte ad un spettacolo difficile da bissare e la dichiarazione di Manuel prima di “Quello che Non C’è” non lascia dubbi a riguardo: questo sarà l’ultimo show con il gruppo di Dario Ciffo, che si dedicherà a progetti propri. Il ritorno a casa è quindi macchiato da un velo di malinconia, anche se è ben presente la consapevolezza di aver visto qualcosa di davvero irripetibile.

Grazie a Renato Ferreri

 

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