Una bomba energetica. Sprizzano divertimento, freschezza, talento e “britannicità” da tutti i pori. Una live-band trascinante, composta da due liverpooliani, Mattew Murphy (voce, chitarra e tastiere) e Dan Haggies (batteria), e un norvegese, Tord Øverland-Knudsen (basso): sono i The Wombats.
Malgrado la loro “giovine’’ età le loro canzoni sono estremamente orecchiabili, grintose e davvero ben fatte (l’aver frequentato il Liverpool Institute for Performing Arts patrocinato da Paul McCartney evidentemente gli è servito parecchio), anche se (ovviamente) non modificheranno il corso della storia della musica.
Se vogliamo contestualizzarli, allora li possiamo accostare agli scozzesi Fratellis o agli inglesi The Kooks, che si pongono però su un piano più riflessivo e pop, o ancora ai Futureheads ed agli immancabili Franz Ferdinand.
Al Circolo, a Roma, si sono brillantemente esibiti proponendo il loro indie intarsiato al personalissimo postpunk/dance floor.
La sala strapiena va in delirio già dal primo pezzo del loro disco d’esordio ‘The Wombats Proudly Present: A Guide To Love, Loss and Desperation’, che sta sorprendendo tutti quanti per il successo che continua a riscuotere in patria.
Aprono con l’esilarante ‘Acappella’, il loro intro meglio riuscito, per poi miscelare i loro singoli già pubblicati, come ‘Moving To New York’ e ‘Kill The Director’ (forse i due pezzi più “maturi” del disco), con pezzi più lenti come ‘Little Miss Pipedown’ o ‘Here Comes The Anxiety’. Per concludere con pezzi da ballare senza sosta, di quelli che ti fanno sudare come ‘School Uniform’, ‘Party In A Forest’, ‘My First Wedding’. Fino ad arrivare a quello più conosciuto che li ha consacrati, cioè la ballabilissima ‘Let’s Dance To JoyDivision’: un autentico manifesto di ciò che significa fare indie-rock nu-wave per una giovane band nel 2007.
Lo show si chiude con un pubblico stanchissimo dopo aver ballato per un’ora e mezza ma non abbastanza per non scatenarsi al suono travolgente di ‘Backfire at the disco’, che letteralmente esaurisce le energie. BOOM!
Grazie a Luca Eufemia