S’intitola “Tua” il terzo album di Simona Molinari, la raffinata cantante pop/jazz/swing che con questo nuovo lavoro cerca di prolungare ed eventualmente allargare il successo già ottenuto con i precedenti “Egocentrica” (omonimo del suo brano presentato a Sanremo) e “Croce e Delizia” (promosso da singolo di lancio “Amore a Prima Vista“, in duetto con Ornella Vanoni). L’artista aquilana ha presentato il nuovo progetto in conferenza stampa assieme a Peter Cincotti, 25enne pianista jazz newyorchese con cui la Nostra ha collaborato in alcuni pezzi.
“Tua”, nelle stesse parole della Molinari, “è un album un po’ più sanguigno rispetto ai precedenti, meno attento a scelte stilistiche e musicali precise“. Un’opera nella quale è, fra le altre cose, molto importante il tema della femminilità, come testimonia un episodio come “La Donna di Plastica“, il significato del quale Simona spiega così: “Oggi è difficile accettare che una donna sia semplicemente se stessa, anche perché spesso deve venire incontro a richieste impossibili. Un uomo lo si prende così com’è, mentre una donna dev’essere questo e quello contemporaneamente e ancora non è abbastanza. Spesso però si tratta anche di un problema della donna stessa, a volte dovrebbe esser lei ad imporsi e a farsi accettare così com’è“. Quello della femminilità, però, è solo uno dei molteplici temi che tocca il disco. Fra i più importanti, trattato nella ‘mini – suite’ composta da “Fra la Lotta e la Resa” e “Povera Piccola Italia“, c’è anche quello che riguarda l’amore che prova Simona per il proprio paese: “Andando all’estero capisci come l’Italia sia bella ma anche maltrattata. Certo quello che sta vivendo è un periodo drammatico, per questo l’unica speranza per il futuro è ripartire dal suo patrimonio artistico e culturale“.
Passando ad un piano più strettamente musicale, com’è nato il sodalizio con Peter Cincotti? “Ammiro molto Peter, ho chiesto alla Warner se fosse possibile collaborare con lui, loro mi hanno dato l’ok e Peter pure“. Peter Cincotti: “Ho accettato di collaborare con Simona perché mi piacciono molto le sue canzoni. E apprezzo molto il fatto che lei abbia composto un disco ricco d’idee, che guarda anche ai temi d’attualità, mentre oggi molti altri musicisti scrivono degli album senza nessun filo conduttore, perché sono obbligati dalla label oppure così, tanto per fare“. Il processo compositivo di “Tua” è stato un “work in progress, mi sono divertita moltissimo a farlo e, rispetto ai miei due dischi precedenti, questa volta ho contribuito anche a scrivere gli arrangiamenti. Difficoltà? Sinceramente non ce ne sono state di rilevanti“. Ma oggi, tornando a parlare dell’Italia, com’è la situazione musicale nel ‘belpaese’? “Credo che da noi ci siano moltissimi cantanti bravi rispetto alla popolazione complessiva. Il problema è che troppo spesso viene sacrificato il progetto per privilegiare la popolarità immediata. E così non esce l’anima dell’artista. In più le radio passano solo pop o rock; che, intendiamoci, sono bellissimi, ma chi fa l’artista dovrebbe guardare anche ad altro, a tutta la musica, dalla classica al jazz. Io adesso, per esempio, sono fissata con l’electroswing“.
E fortemente influenzato dall’electroswing è anche il singolo di lancio dell’LP, “Forse“, nel quale appare anche il featuring di Danny Diaz, importante figura del jazz orientale che la Molinari ha conosciuto durante uno dei suoi tanti tour asiatici (in questo caso ad Hong Kong), luoghi in cui è grandemente apprezzata, tanto da aver suonato persino nel prestigioso Blue Note di Tokyo. Ma qual è il significato della canzone? “Credo che ‘forse’ sia la parola più usata oggi. Io stessa la uso 80 volte al giorno. Rappresenta l’instabilità di fondo che stiamo vivendo in questi anni, gli auspici di una persona media di oggi, che ovviamente sono molto diversi da trenta, quarant’anni fa. Insomma, una denuncia di quello che accade oggi, ma fatta senza alcun moralismo, anzi con un pizzico di leggerezza“.
[youtube FPw9O8l-sJY&ob nolink]Stefano Masnaghetti