Il Vuoto – I Giorni Della Monotonia – Aspettando L’Estate – Niente è Come Sembra – Tiepido Aprile – The Game Is Over – Era L’Inizio Della Primavera – Io Chi Sono? – Stati Di Gioia
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Quando si parla di Battiato è inevitabile che le opinioni si scontrino, tra chi lo giudica uno dei più grandi cantautori contemporanei (oltre ad esser stato, in principio di carriera, un geniale sperimentatore) e chi, al contrario, non ne tollera gli aspetti più controversi e lo considera un grande sopravvalutato. D’altra parte non potrebbe essere diversamente, dato il particolare stile del compositore siciliano e il grado d’empatia che la sua musica suscita nell’ascoltatore. Ammetto di far parte della prima categoria di persone, e di apprezzare quasi tutta la sua produzione, compresa quella più leggera, anche se le intuizioni avute nei primi anni Settanta non sono mai più state raggiunte.
“Il Vuoto” strizza l’occhio proprio agli aspetti più leggeri e melodici del suo stile, presentandosi come sintesi tra due ambiti che da sempre caratterizzano la ricerca stilistica di Battiato: certa musica leggera “da camera”, con largo uso di strumenti classici, che fece la fortuna di un disco intenso e sofferto quale “Come Un Cammello In Una Grondaia”, e il consueto approccio elettro – pop che ha segnato gli ultimi anni della sua carriera (cfr. il capolavoro “Gommalacca” e il precedente “Dieci Stratagemmi”). Appare così sia l’uso di campionamenti ed effetti elettronici vari (“Il Vuoto” e “The Game Is Over”, principalmente), sia il grande sfruttamento della Royal Philharmonic Orchestra in numerosi brani.
Peccato che questa sintesi non sia del tutto riuscita: le parti classicheggianti, infatti, mancano dell’afflato mistico che aveva reso grandi pezzi quali “Le Sacre Sinfonie Del Tempo” e “L’Ombra Della Luce”, mentre le canzoni più “moderniste” non posseggono abbastanza mordente per poter rivaleggiare con quelle contenute in “Dieci Stratagemmi”. In particolare, poco riuscita risulta la ripresa di un tema di Tchaikovsky contenuta in “Era L’Inizio Della Primavera”, troppo leziosa e calligrafica.
Con questo non voglio dire che “Il Vuoto” sia un album trascurabile o, peggio, inutile; tutt’altro. Chi apprezza il buon Franco troverà certamente parecchi pregi e molte belle melodie all’interno di esso, e probabilmente il carattere di “insostenibile leggerezza” che appare come vero trait d’union sotteso a tutte le composizioni del disco non è casuale. Pare che l’invito a riassaporare le gioie semplici della vita in tutta la loro profondità sia l’antidoto suggerito dal cantautore contro il senso di vuoto che pare fagocitare tutto ciò che ci circonda e infine noi stessi (cfr. “Tiepido Aprile”, sorta di lieder moderno).
Rimane il fatto che non si tratta certo di un disco adatto a neofiti, bensì dedicato esclusivamente a battiatisti di lungo corso come il sottoscritto.
S.M.
Tre anni sono passati da “X Stratagemmi”, ma Franco Battiato rimane fedele alla linea di sempre: invecchiando migliora. Nonostante i continui proclami anti pop e la voglia di cimentarsi esclusivamente con la musica classica, Battiato non riesce ad allontanarsi dalla musica che l’ha reso celebre, senza però pubblicare album fotocopia, come spesso accade ad altri artisti nostrani…
“Il Vuoto” ci restituisce un Battiato ispirato, fedele a se stesso, ma con la stessa voglia di sperimentare di sempre. La durata, poco più di trenta minuti, potrebbe far pensare ad un album diretto, facilmente assimilabile; in realtà sono necessari diversi ascolti per assorbirlo appieno.
Come per gli ultimi tre album, nella stesura dei testi, il musicista siciliano si avvale della collaborazione del filosofo Manlio Sgalambro, mentre dal punto di vista musicale la sorpresa più bella è costituita dalla fiducia riposta da Battiato in nuovi talenti come le sarde Mab, che lo accompagnano alla voce e i padovani Fsc, il tutto unito dall’utilizzo della Royal Philarmonic Orchestra per le parti più sinfoniche. “Il Vuoto”, scelto come primo singolo, ben rispecchia l’anima dell’album e si pone come uno dei migliori dell’intera opera. E’ però coi successivi “I giorni della monotonia” e “Aspettando l’estate” che l’album prende il volo fino ad arrivare a quella “Tiepido aprile” che da sola vale decine di dischi usciti recentemente in Italia. Completamente estraneo da ogni logica commerciale.
L.G.