Abbiamo lasciato da parte poca roba quest’anno, condensiamo qua dentro sette dischelli che, a parte un paio, non si sono certo distinti per brillantezza (a esseri buoni). E…no, la raccolta delle Spice onestamente non l’abbiamo inclusa volutamente.
Nate James – Kingdom Falls: ritorna la ‘promessa’ del Regno Unito con un album più commerciale del suo predecessore, che cerca chiaramente di allargare il consenso sfruttando l’onda del successo che lo ha portato a ricevere premi anche dal nostrano Festivalbar (…ndr). Elettronica in misura maggiore e super produzione, per un lavoro che piacerà alle masse ma meno a chi aveva visto nella sua voce una potenzialità notevole sin dagli esordi.
Gloria Estefan – 90 Millas: ritorno a casa musicale per l’artista cubana. Le 90 miglia sono quelle che separano appunto Cuba dagli States e i ritmi tipici di quelle latitudini si sviluppano in 14 pezzi. Pop latino che sicuramente fa muovere il bacino ai primi ascolti, ma stanca subito.
Chemical Brothers – We Are The Night: e saranno pure la notte ma a questo giro non vediamo l’ora che finisca. Scialbo, piatto e scontato, con zero idee e zero voglia di sbattersi per trovarle. Oramai hanno detto tutto, cerchiamo di farglielo capire prima che sia l’alba.
Travis – The Boy With No Name: esiste ancora il brit-pop? Ma gli Oasis non si erano sciolti (dai Iva che scherzo, ndPN). Scherzi a parte, uno dei nomi che gli aficionados del genere attendevano con ansia, ritorna sul mercato con un disco che non sposta di una virgola quanto già sapevamo. In sostanza gli Scozzesi non rischiano nulla, confermando la propria proposta anche questa volta, e dopo più di tre anni di silenzio onestamente è un po’ poco.
Stereophonics – Pull The Pin: tornano a tre gli Stereophonics, chitarra-basso-batteria e un sound un attimino più immediato del solito. Purtroppo l’entusiasmo dura poco poiché i brani non hanno per nulla freschezza e brio. Probabilmente è ora di calare il sipario su quella che è stata una grande (ma dove?, ndPN) band.
Matchbox Twenty – Exile On Mainstream: greatest hits coi fiocchi per i Matchbox, con qualcosina di inedito (6 pezzi) per rendere il tutto appetibile anche a chi ha già tutto dei Nostri. Dopo 5 anni si credeva uscisse un inedito, l’antipasto comunque è interessante per entrare in contatto con gli Americani in attesa delle prossime mosse.
Wu Tang Clan – 8 Diagrams: ecco il nome da solo vale l’acquisto, se riusciremo a procurarcene una copia garantiremo rece singola, ma per ora lo segnaliamo come uno dei migliori dischi hip hop dell’anno. Hip hop quello vero però, non quello che vi spacciano in tv e radio da diverso tempo. Onore e massimo rispetto al Clan.
I.P. & P.N.