Missing Cleveland – Tangle with your mind – Blind confusion – Paralysis – She sold her system – Fame – Killing me sweetly – Big black monster – Crash – Beautiful day – Pictures & computers (I’m not Superman) – Arch angel – Be not afraid
http://www.scottweiland.com/
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Un urlo sorge spontaneo dopo l’ascolto di questo “Happy in Galoshes”: “Aridatece definitivamente ‘sti Stone Temple Pilots e No Doubt”! Sì, perché sono stati proprio Scott Weiland e tre membri della band che ha lanciato nello showbiz Gwen Stefani (nello specifico, Tony Kanal, Tom Dumont e Adrian Young) a partorire questo disco che definire noioso è un’offesa alla noia.
Il disco inizia discretamente, con una “Missing Cleveland” che sembra un pezzo estivo, con il piccolo problema che è uscito con sei mesi di ritardo. Per il resto, pop-rock banale che più banale non si può, una serie di brani che lasciano praticamente indifferenti. Da notare che gli unici spunti interessanti sono quelli che esulano completamente dai binari musicali percorsi per gran parte del lavoro: nello specifico, la rivisitazione elettronica di “Fame” di David Bowie, in collaborazione con Paul Oakenfold, e “Killing me Sweetly” nella quale si respira bossa nova a gogo, escono in maniera più che egregia da questo marasma di mediocrità.
Peccato: da gente di talento che, in passato, ha messo le mani su dischi come “Core” e “Tragic Kingdom” era lecito aspettarsi un buon disco.
Nicola Lucchetta