[Art Rock] Franz Ferdinand – Tonight: Franz Ferdinand (2009)
Ulysses – Turn It On – No You Girls – Twilight Omens – Send Him Away – Live Alone – Bite Hard – What She Came For – Can’t Stop Feeling – Lucid Dreams – Dream Again – Katherine Kiss Me
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Franz Ferdinand, Kaiser Chiefs, The Killers…ci piace pensare che gli esponenti del post-punk revivalism (non chiedeteci cosa sia, non l’abbiamo mai capito) si siano goduti i soldi fatti coi primi due dischi nello stesso villaggio vacanze: al terzo disco infatti se ne sono usciti tutti con pezzi più ballabili, un po’ di elettronica e pure percussioni caraibiche. Comunque, del trio, i Franz sono in assoluto la band più amata dalla critica, considerati eredi di quell’art rock passato da nomi illustri come Rolling Stones, Roxy Music, Duran Duran.
Giustamente quindi Tonight: Franz Ferdinand è uno dei dischi più attesi dell’anno. Che palle. Arrivare al terzo disco comporta sempre la responsabilità del cambiamento…e i Franz Ferdinand hanno preso la cosa con gioia e stile ma rischiando di toppare alla grande coi vecchi fans. Più che evolvere o cambiare il sound, la band ha giocato con la produzione: volume su per basso, batteria e voce, volume giù per chitarre, più farcitura di elettronica leggera. Le prime quattro canzoni viaggiano tutte sulle stesse coordinate, e il singolo ‘Ulysses’ ne è un esempio perfetto: Franz ridotti all’osso, spruzzatina di sintetizzatori, voce giocosa in stile The Cure più gigioni, ci sono vari la-la-la, no no no e yeah yeah yeah, canzone che cresce in maniera grintosa solo nel finale.
La seconda metà del disco è praticamente molto simile; qui però spiccano le canzoni dove la band osa di più. ‘Send Him Away’ sfoggia un ritmo caraibico, rendendo il pezzo ancora più ballabile, ‘Live Alone’ presenta una linea di basso davvero new wave (tutte simpatiche le linee di basso, almeno loro…) e sintetizzatori simili ai Depeche Mode prima maniera. ‘What She Came For’ sembra frutto di una rock band anni ’70 alle prese con la new wave anni ’80 (tipo esperimenti di Bowie, Queen e Stones) e ha un’altra linea di basso azzeccata. Poi c’è la lunga ‘Lucid Dreams’,dove l’elettronica cresce fino a diventare unica protagonista, rendendo il brano il più sperimentale della band. Chiusura con chitarra acustica, voce e pianoforte nella dolce ‘Katherine Kiss Me’, sicuramente il pezzo più soft scritto dalla band ma che sembra un po’ forzato rispetto alle loro vecchie ‘ballate’.
Che dire quindi? Alex Kapranos e soci hanno provato a fare qualcosa di nuovo asciugando il sound dalle componenti più graffianti, per rimanere molto più easy, radio friendly e ballabili…però il disco convince solo in pochi istanti, pochi sprazzi. Rimane omogeneamente ripetitivo, spesso osa troppo poco facendo pensare solamente ‘Ma dove sono le chitarre che suonavano così bene?’, altre volte osa troppo finendo nel ruffiano e nel gratuito. Insomma, per farvi piacere questa colonna sonora di una serata art rock dovete essere ancora più fighetti inglesi emaciati di loro.
Marco Brambilla