[Pop Rock] Nomadi – Allo Specchio (2009)

 

Lo specchio ti riflette (feat. Jarabe de Palo) – La dimensione – Prenditi un po’ di te – In questo  silenzio – La vita è mia – Senza nome – Non so io ma tu – Il ballo della sedia – Il nulla – Lo specchio ti riflette

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Dopo il doppio live con l’Omnia Symphony Orchestra uscito nel 2007 e a distanza di tre anni dall’ultimo disco d’inediti, tornano i Nomadi: pur essendo parte del panorama musicale italiano da quasi quarantasei anni, nonostante gli innumerevoli cambi di formazione, le tragiche perdite, i Nostri continuano a sfornare dischi di solida matrice rock.

“Allo specchio”, questo il titolo del nuovo lavoro, che annovera tra gli autori dei testi le idee raccolte tra i fan durante questi tre anni, mostra un gruppo che non ha esaurito l’ispirazione e “riflette” decisamente al meglio la realtà che ci circonda trasformandola in poesia rock; il tema centrale del lavoro è la strenua difesa della vita in ogni sua forma e aspetto.
Apre “Lo specchio ti riflette” canzone in collaborazione con Jarabe De Palo, dal ritmo incalzante con il suo violino ritmato, poi notevole “La dimensione” pezzo pervaso da un’energia positiva che ti scivola dentro e mostra un Danilo Sacco più che mai in forma ed espressivo al massimo. La successiva “Prenditi un po’ di te” è un mid-tempo con intro di pianoforte e ritornello trascinante, il testo è una presa di posizione contro i matrattamenti subiti dalle donne. La vera ballata del disco è “Qui” violino e pianoforte, con la calda voce di Danilo che canta di una solitudine forzata; scende un po’ il tiro con “In questo silenzio” cantata da Massimo Vecchi ma si ritorna subito in palla con “Senza nome” dedicata alle vittime di guerra, con “Non so io ma tu” col suo rock trascinante, e con la magistrale “Il ballo della sedia”, blues-rock che dipinge a tinte ironiche la situazione politica del nostro Bel Paese. Notevole anche “Il Nulla” canzone ipnotica contro il pregiudizio.

In definitiva “Allo specchio” è un disco valido, ben suonato e curato dal punto di vista dei testi, il buon rock dei Nomadi non mente e invecchiando,come il vino, migliora.

Renato Ferreri

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