Gli statunitensi 311 sono tornati con il loro decimo album in studio, “Universal Pulse“. Sinceramente? Avremmo tanto voluto che rispecchiasse tutta la fantasia e creatività della copertina ma non è stato così.
Composta da 8 tracce praticamente uguali fra di loro, la release suscita come unico effetto lo sbadiglio perpetuo. Non c’è brano che non sembri la perfetta colonna sonora cazzara di un teenage party sfigato, con un reggae rock tanto leggero quanto superficiale da stancare in un nanosecondo. Non un attimo di pathos, non una strizzata d’occhio interessante verso altri sound, calma piatta. Sicuramente i 311 sono molto coerenti con se stessi ma non è sempre una buona cosa. Al contrario, ricalcare se stessi all’infinito può solamente trasmettere l’idea di trovarsi a che fare con un prodotto che ha un grado di credibilità pari a zero. Unico aspetto positivo? la durata, poco meno di trenta minuti. Che, se per un album normale è pochissimo, per un disco di questo livello è fin troppo.
Claudia Falzone