[Rock/Pop] Vincenzo Pastano – Compro Verità (2009)
Non si muovono per noi gli alberi – Il giardino dei fiori morti – Rami d’oro – Catena – Non ritorna più – Odio e gioia – Ti porto via – La noia, noi – Senza voglia – Quello che non ho – Per non morire
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“Ok, chi ha voglia di morire alzi la mano!” mi sale questa frase alla bocca dopo l’ascolto di “Compro Verità”, primo approccio alla carriera solista di Vincenzo Pastano, conosciuto ai più come chitarrista di Luca Carboni.
Scherzi a parte, il disco si apre anche piacevolmente con la coinvolgente “Non si muovono per noi gli alberi” con un ritornello che rimane in testa già al primo ascolto e un incedere ipnotico che ricorda in alcuni punti gli ultimi Cure più melodici; con la successiva “Il giardino dei fiori morti”, nella quale l’intro è affidato a un piano da funerale, si capisce che i temi trattati nel disco lasceranno poco spazio alla luce del sole, bensì molto alla malinconia e al rimpianto. Bello l’assolo e il finale in spirali di elettronica. L’elettronica è poi ripresa in apertura al terzo brano, “Ramo d’oro”, il ritmo non si discosta molto dal precedente dove la strofa claustrofobica sfocia in un ritornello evocativo e conturbante per finire in un letto d’archi. I Cure dell’inizio rispuntano con “Catena”, una ballata “dark”che se fosse stata scritta da Smith e soci non avrebbe sfigurato. La scelta del singolo cade invece su “Non ritorna mai più” che col suo basso pulsante lascia però l’amaro in bocca.
Il pianoforte fa capolino ancora in “Odio e gioia” un pezzo dove il riff di chitarra incalzante intrecciato al pianoforte rende il brano uno dei migliori del lotto. “Ti porto via”, ballata scritta con Luca Carboni, fa scendere un po’ il tono del disco, che oltre alle musiche rimaneva interessante anche per i testi profondi e intimi che qui però scadono nella banalità più piatta.
Si rialza il tono con la minimale “La noia, noi”e la penultima “Quello che non ho”, un tango oscuro e malato, accompagnato dagli archi con in chiusura un assolo coinvolgente.
La conclusiva “Per non morire” è forse il brano più veloce finora ascoltato, è un corsa melodica fino alla fine, la ripresa dopo la depressione.
Un gruppo a me molto caro una volta cantava “parla di cose tristi, quelle vendono milioni e più di dischi” ma non so se sia questo il caso, questo disco sembra genuino ed è anche ben suonato, forse stavolta la malignità è fuori luogo.
Renato Ferreri