[Folk Rock – World] Macola & Vibronda – Rovente

 

 

[Folk Rock – World] Macola & Vibronda – Rovente (2009)

Rebelde – Adesso – Le Mie Prigioni – Revolver – Uomini Liberi – Miranda – Mettiti Qualcosa Di Più Comodo – Resto Qui – Due Come Noi – L’Equilibrio – Bolerumba

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Ci sono dischi che brillano per onestà, al di là di tutto il resto. Dischi che possono essere più o meno riusciti, più o meno affascinanti, ma senza dubbio sono onesti, puliti e chiari nelle loro idee e nei loro messaggi, e per questo spesso finiscono per essere importanti al di là dei loro limiti.
Penso ad esempio, per rimanere nel genere di Macola e della sua band, all’esordio dei Les Negresses Vertes, gruppo francese dei primi anni novanta ormai più che finito, che con Mlah aveva dipinto a colori vividi, malinconici e sbruffoni uno dei più bei ritratti della Francia di quel periodo, penso che se dovessi pensare a dei progenitori per questo cantautore emilano, più che a Manu Chao ed ai suoi energici ma caciaroni Mano Negra, penserei a loro: stessa voglia di ridere nonostante tutto, stesso piglio scanzonato.

Detto questo, non si può certo dire che Rovente sia un album impeccabile, lo dimostrano pezzi ingenui al limite del naif come Revolver, storiella di cucco alla romagnola spinta decisamente troppo sul trash, o Rebelde, inno dedicato ai ribelli del Sud America cantato e scritto in un inglese imbarazzante, ma questo album ha le indubbie qualità di essere suonato bene, in alcuni casi molto bene, e di avere al suo interno almeno due pezzi che fanno la differenza. Uno, Le Mie Prigioni, che parte da Silvio Pellico per arrivare alla denuncia della pena di morte senza sfiorare se non per un attimo il già detto, e l’altro,  Resto Qui, divertente inno arreso al non arrendersi cantato dalla prospettiva di un bar di provincia, con un’aranciata come consolazione al mondo che va a rotoli e più di uno sguardo al Paolo Conte di Bartali, per dirne una. Da non sottovalutare.

Francesca Stella Riva

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