http://www.goldfrapp.com/
http://www.mute.com/index.jsp
Ascoltare il nuovo Goldfrapp fa lo stesso effetto di vedere in giro i ragazzini di adesso con le scarpe indossate da Marty McFly in Ritorno al Futuro 2. Ascolti nel 2010 la musica che nel 1985 pensavano sarebbe stata la musica del futuro. Che storia.
Dopo la parentesi rilassata e d’atmosfera di ‘Seventh Tree’ (2008), i Goldfrapp tornano con un album che, più che in stile anni ’80, è proprio un disco degli anni ’80. Le sonorità eighties ormai ce le infilano tutti ovunque da dieci anni; qua invece si ha proprio una ricostruzione storica, con tanto di riesumazione dei tastieroni e delle drum machine d’epoca…solo la pulizia del suono fa capire che siamo nel 2010. Dopo tutto il glam e il glitter dei dischi precedenti questa evoluzione sembra quasi scontata, eppure lascia sorpresi. Cioè, qua vanno proprio a riprendere i Depeche Mode degli esordi (‘Believer’), i tastieroni degli Alphaville e Matt Bianco e una cosa così coatta non ce la si aspettava da Alison e socio.
Il disco è colorato e divertente, pieno di energie positive (‘Alive’), nei video ritornano le cosce di marmo (evviva), ma il tutto ha il fiato un po’ corto. Nella manciata di pezzi di questo breve disco la ricostruzione di un’epoca è perfetta, quello che manca è spesso la magia. Ovviamente i sintetizzatori, le melodie e i ritornelli sono tutti nei posti giusti…ma se fai un disco con le premesse di Head First devi per forza mettere il ritornello che spacca, devi per forza mettere la linea vocale che ti fa venir voglia di cantare. Il disco gira, lo si ascolta a ripetizione, finisce in fretta ma lascia con la voglia di avere ‘di più’. Solo ‘Dreaming’ e l’incalzante ‘Shiny And Warm’ sono suadenti, cool e sexy come sanno fare i Goldfrapp. Interessante pure la mosca bianca ‘Voicething’: una strumentale d’atmosfera costruita intorno a solfeggi di Alison e più in linea coi loro brani più ‘mistici’.
Perfetto nella forma ma non sempre nella sostanza. In fondo gli anni ’80 saranno stati anche plasticosi e ignoranti ma se i pezzi di quell’epoca non riusciamo più a toglierceli dalla testa ci sarà pure un motivo.
Marco Brambilla