[Funk/Pop/Rock] Jamiroquai – Rock Dust Light Star (2010)

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Gradito ritorno quello dei Jamiroquai. In fondo con loro ci siamo sempre divertiti alla grande. Un disco nuovo non si sentiva dal 2005 (anno d’uscita di Dynamite), e gli ultimi inediti risalgono al best of del 2006. Approdata ad una nuova etichetta, la band inglese cerca di ripartire dalle basi del proprio sound: 100% funk, poche derive moderniste, fiati, chitarre, percussioni a manetta e bassi quanto più vicini possibili agli anni ’70 (ne è un manifesto “Smoke And Mirrors”). Sarà contento chi trovava troppo acide ed elettroniche le ultime uscite.
Ci sono parecchi pezzi interessanti: il singolo “White Knuckle Ride” è esaltante come solo loro sanno fare, spinge l’album assieme ad altri power funkettoni come “All Good In The Hood” e “She’s A Fast Persuader” (che basso!);  la title track piazzata in apertura ha un ottimo crescendo, ma la sorpresa arriva con la conclusiva “Hey Floyd”, in un imprevedibile misto di sinfonia e reggae. Il recuperato gusto per il vintage si sente soprattutto nelle parti più pop e soul: qua Jay Kay e soci tirano fuori tutti gli strumenti e grandi arrangiamenti, in pezzi intensi come “Blue Skies” (prossimo singolo) e “Two Completely Different Things”.
La seconda parte del disco privilegia un po’ troppo la melodia: ascolti un pezzo e pensi ‘eh sì dai buono…melodico…sì…sì…ma che bravi’ ma mentre lo ascolti già pensi che quello dopo deve PER FORZA avere il groove che ti fa camminare tutto sciolto. Poi invece ti ritrovi diverse canoni sullo stesso andazzo e ti rimane in testa un suono tipo ‘mh’. Disposizione dei pezzi a parte, rimane un disco divertente e tecnicamente sopraffino: musicalmente è molto profondo e, pur contando su bei sassi funkettosi, cerca di ammaliare col suo lato più smooth e intenso.

Marco Brambilla

 

Settimo album in studio per Jamiroquai, settima fatica dopo cinque anni dal loro ultimo lavoro (Dynamite). La formazione guidata da Jay Kay si ripropone sotto una nuova luce, negli anni dell’elettronica rimbombante farcisce il proprio sound di rinnovate sonorità che ricordano lunghe notti in discoteca. A onor del vero l’intenzione della band britannica è sempre stata marcatamente festaiola, e di certo in quest’ultima release non viene abbandonata, vero è che seppur il funk sia lo sfondo insostituibile e il marchio di fabbrica fin dagli esordi, in “Rock Dust Light Star” si sentono ampiamente le influenze del periodo moderno più incline all’elettronica.
Se il sound del precedente album era più aggressivo e graffiante, a partire fin dal primissimo pezzo, si nota un cambiamento di rotta in quest’ultimo prodotto, e se di certo non vogliamo e non possiamo nemmeno parlare di un’inversione della stessa è però possibile apprezzare una sensibilità ridimensionata, pezzi più morbidi, dall’altissimo tasso ritmico ai limiti della soglia consentita, come sempre d’altronde, che però mostra un gruppo cresciuto e forse entrato definitivamente nella sua maturità. Non sarà un caso che proprio quest’anno Jamiroquai compie 18 anni! Auguri.

Francesco Casati

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