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Quinto album per Rihanna, ritorno sulle scene a solo un anno dal traballante “Rated R” (2009). Ancora una volta un’ingiustificata e imbarazzante quantità di produttori e scrittori per un disco che non rende sempre giustizia alle doti della bella caraibica. Melodie scontate e beat senza ispirazione: una produzione povera su cui la voce di Rihanna svetta ben poche volte (come la super-ballatona “California King Bed” e il pop elettronico di “Complicated”).
Parte il disco e sembra Corona o Fargetta di inizio anni ’90…andiamo bene. Si chiama “Loud” ma la scossa non arriva certo da uno scarto di Lady Gaga come la scadente ode al bondage “S&M” (“sticks and stones may break my bones but chains and whips excite me” – non proprio il massimo detto da una che veniva presa a manate dal fidanzato). Paradossalmente, la prima metà del disco viaggia col freno a mano tirato, con il blando hip hop di “What’s My Name” o il contributo fuori luogo di Avril Lavigne “Cheers, (Drink To That)”. Il disco acquista vita col singolo “Only Girl In The World”, ottimo connubio tra pop e voce sparata a cannone. Va un po’ meglio anche quando Rihanna fa sentire le sue radici dance hall e reggaeton (“Man Down”). Dai e dai però sembra tutto un contorno per giocare di sopravvivenza grazie al singolone-one-one “Love The Way You Lie (Part 2)”.
Marco Brambilla