[Hard Rock] Ian Gillan – Live In Anaheim (2008)


[CD1] Second sight (Intro) – No laughing in Heaven – Into the fire – Hang me out to dry – Have love I’ll travel – Wasted sunsets – Not responsible – No worries – Rivers of chocolate (Band jam) – Unchain your brain.
[CD2] Bluesy blue sea – Moonshine – Texas state of mind – Sugar plum – When a blind man cries – Men of war – Drum solo – Smoke on the water – Trouble – Knocking at your back door.

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Sono davvero molti i motivi per i quali possedere questo album dal vivo registrato nel 2006 alla House Of Blues di Anaheim, California. Prima di tutto perché, nonostante la mole spropositata di live dei Deep Purple in commercio, questo doppio album racchiude il meglio o quasi della produzione del nostro; poi perché la carriera del singer extra – Purple merita attenzione quanto quella all’interno del gruppo: forse non molti possiedono l’intera discografia di Gillan, ma basta avere un paio di album giusti per rendersi conto di quanti pezzi sarebbero stati mega hit se pubblicizzati in modo adeguato.
Bene, finalmente, dopo la splendida raccolta dello scorso anno arriva questo concerto a rendere giustizia ad una grande carriera parallela. L’inizio è affidato alla suggestiva “Second Sight” da “Mr Universe” del 1978, seguita da un filotto strepitoso composto da “No Laughing In Heaven” (vi prego recuperatela in studio, è incredibile), la prima chicca Purple “Into The Fire” e “Hang Me Out To Dry”, ripescata da “ToolBox”, uno degli album più sottovalutati degli ultimi 15 anni. Il primo Cd regala anche due inediti live assoluti: “Wasted Sunset”, a mio parere uno dei pezzi più belli dei Deep Purple e “Not Responsible”, sempre da “Perfect Strangers”.

Il secondo disco presenta più improvvisazioni, ma non rispamia assolutamente sorprese: “Bluesy Blue Sea”, che in studio vedeva alla chitarra Janick Gers è cattiva quanto basta, “When A Blind Man Cries” è come sempre da brividi (Gillan deve tenere in modo particolare a questa canzone) ed il finale “viola” con l’immancabile “Smoke On The Water” (questa sì ce la poteva risparmiare) e “Knocking At Your Back Door”, ancora da “Perfect Stranger”, fa venire nostalgia di qualcosa che, nonostante i nuovi album, non tornerà più. La speranza è che l’esperienza abbia lasciato strascichi nel singer inglese, così da ricordarsi nell’imminente tour col gruppo madre di ripescare qualche pezzo che merita di essere riscoperto.

L.G.

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