[Indie Rock] The Niro – The Niro (2008)

 

You think you are – Liar – About love and Indifference – So different – Cruel – Mistake – An ordinary man – Josee – Just for a bit – Baisers voles – Marriage – Hollywood – I Wonder

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Davide Combusti, in arte The Niro, era soltanto un bambino quando il padre lo inizia a chitarra, batteria e basso. Davide si ritrovò con un grande amore per la musica che, unito alla passione per l’estero, lo portò ben presto a Boston, Londra, New York per un vortice di collaborazioni, progetti, iniziative che potessero dare espressione alla sua natura da polistrumentista ( Inspiral Carpets, Isobell Campbell, Sondre Lerche le sue collaborazioni più famose).

Davide sembra un lupo solitario, un’anima inquieta che porta con sé la sua musica fatta di rarefattezze Radiohediane e di ambientalisti alla Brian Eno, senza farsi notare, senza dare troppo nell’occhio. Just an ordinary man. Un’ombra che niente penetra e niente disturba, se non attraverso il pathos delle sue grida che spezza l’incanto delle eteree melodie che sa creare con maestria. “You think you are” apre l’album: le note veloci della chitarra si alternato ai sussurri e ai lamenti, ottimo preludio a “Liar”, capolavoro di disperata intensità e vertigine che dipinge quella sensazione di rimorso che spinge a cercare riparo in un vuoto colmo di drammaticità: “you can wash your sins with rain water/When you’re nowhere, you talk to yourself, your own best friend, you need noone else/”.
In “About love and Indifference” Davide rivela una grande abilità nell’arrangiare un assolo di chitarra classica da brivido, che si fonde con un altro testo che invoca la perdita, l’abbandono a una solitudine che viene quasi a dare sollievo alle sofferenze, che spazza via i ricordi. “So different”, sfacciatamente Thom yorkiana, sembra uscita da “Ok Computer”. Ma bella, bellissima, un altro momento di piacere effimero che ci concede il cantante.
“Cruel” e “Mistake” proseguono poi nella cupa raffigurazione di personaggi che incarnano errori, sbagli, rimorsi, pentimenti. La schiarita però c’è e si chiama “An ordinary man”, storiella ironica sull’uomo medio che ricorda un po’ quella dei Kinks in “A well respected man”. Strappa quasi un sorriso. Ma Davide continua a seguire il filo delle sue ossessioni con “Just for a bit” e “I wonder”, magiche.

Che dire, si tratta di un album intenso, difficile a tratti ma che entra nella pelle per rimanerci un bel po’. The Niro sa combinare in un modo tutto suo la violenza dei testi, quasi sempre carichi di sentimenti rancorosi, a una dolce poliedricità strumentale che ne sa limare le spigolosità.

Valentina Lonati

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