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Non sapevo bene cosa attendermi dal concerto degli Staind, band che vende milionate di dischi negli Stati Uniti che è però progressivamente calata alla distanza qualitativamente album dopo album, involvendosi e dando la sensazione di aver già scritto tutte le hits necessarie in anni addietro.
Se le ultime release non sono quindi state propriamente ispirate, bisogna ammettere che sul palco i quattro sanno benissimo come mettere insieme uno show di grande caratura. I fans convenuti, non troppi ma molto buoni, hanno quindi assistito a un set che ha riservato momenti d’assalto all’arma bianca (aprire con “Raw”, brano dell’oramai dimenticato Dysfunction, con tanto di growl e ritmiche prettamente nu-metal di fine anni novanta ha lasciato allibiti e gaudenti), emozionanti momenti acustici (“The Corner”), ballad simbolo di una carriera (“So Far Away” su tutte) e escursioni post grunge rilette nel nuovo millennio (“For You”). A essere onesti, si deve ammettere che i pezzi dell’ultimo nato The Illusion Of Progress guadagnano on stage svariati punti, ecco quindi che “Pardon Me” lascia piacevolmente colpiti dopo averla ascoltata dal vivo.
Gli Staind sono una band quadratissima, rodata e che si intende a meraviglia, che ha nella sezione basso-batteria due ottimi interpreti, che vede nella sei corde di Mike Mushok la scheggia impazzita che si agita anche durante gli arpeggi acustici e non smette un secondo di headbang-are, che ha in Aaron Lewis un vero e clamoroso punto di forza. E’ stato proprio il singer, spesso anche seconda chitarra, a mozzare il fiato a tutti i presenti con una prestazione vocale pazzesca, con rapidi cambi di registro growl/clean e una tenuta invidiabile durante l’ora e mezza di concerto. Il bis finale ad amplificatori spenti con il frontman e chitarra acustica di fronte a una platea ammutolita ad ascoltare la sua voce è stato uno dei momenti topici di questa serata.
Bello infine segnalare l’estrema disponibilità dei musicisti, che già nel pomeriggio avevano incontrato sia i fans che attendevano l’apertura dei cancelli, sia alcuni fortunati vincitori di un meet and greet che hanno anche partecipato al soundcheck nel quale la band ha proposto nei tre brani suonati anche “This Is It”, pezzo che non troverà spazio nell’esibizione seguente.
Tutto considerato quindi, tanto di cappello agli Staind, augurando loro di ritrovare su disco quella sicurezza e quell’intensità apprezzate all’Alcatraz in una caldissima serata estiva.
Setlist: Raw, Falling, Fade, Paper Jesus, So Far Away, Way I Am, Right Here, King Of All Excuses, Pardon Me, The Corner, For You, Blow Away, Outside, Spleen, Believe, It’s Been A While, Mud Shovel, Thank you.