Alternativi a cosa?

Si possono ascoltare i Clash e i Manowar? Una recente intervista al Teatro Degli Orrori in occasione dell’uscita del loro nuovo album mi ha fatto pensare a quanto non sopporti un certo tipo di atteggiamento: ma perché chi fa, parla, scrive o semplicemente ascolta rock cosiddetto “alternativo” è convinto di essere l’unico puro e  autentico tra tutti i fruitori musicali del mondo? Ma poi, alternativo a cosa? La convinzione di avere in sé qualcosa di speciale che permette loro di parlare con sufficienza di ogni cosa non sia indie, non abbia suoni finto grezzi o non sembri assolutamente fuori dal mainstream mi manda in bestia. Cazzo, ma non capiscono che alla fine finiscono per essere i peggiori dei conformisti? Molto più di me che ascolto Vasco Rossi e non mi vergogno a dirlo.

Loro lo avrebbero detto nel 1981 perché era Alternativo, poi ha avuto successo, ha fatto i soldi, quindi non si può più parlarne bene. Prendete i Black Keys: ora nessun alternativo parla d’altro, tutti a dire che sono il gruppo della vita! Tutti!! Poi, l’anno prossimo dietro al cd ci sarà il celebre stemma Warner Bros. e i Black Keys diventeranno dei venduti, anche se continueranno a fare pezzi magnifici. Non è un caso che nel mondo indie i gruppi abbiano sempre vita molto breve. Ma non lo capite che siete come tutti gli altri? Non siete diversi. Vi vestite tutti uguali, come il metallaro che va al Gods Of Metal e non è affatto una cosa sbagliata, significa identificarsi, cercare persone simili a se stessi, con cui condividere emozioni. Chi però si identifica in altro da voi non è anormale, è uguale a voi e magari ascolta pure la vostra musica oltre ai Motorhead. Sì, perché si può fare, non è una bestemmia.
Cobain è morto sulla croce per questo, perché vedeva ai suoi concerti la gente con le camicie di flanella che cantava cose che nemmeno capiva e pensò che il successo stava uccidendo la sua idea di musica. Lui sì che era puro.

Luca Garrò

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