Les Malheurs – Victorious Cupid – I) Keep Me Sane/Insane – II) Apogee – III) Requiem For The Lovers – Deus Ex Machina – Bloodless – Disconnect – The Gloaming – AVO
http://www.myspace.com/purereasonrevolution
http://www.myspace.com/superballmusiclabel
Due anni fa il debutto dei Pure Reason Revolution veniva descritto su queste pagine come “un disco ricchissimo di spunti e di idee, suonato e arrangiato in maniera eccezionale, pieno di stratificazioni, di complessità mai troppo cerebrali, di melodie mai troppo scontate, in definitiva di classe. Da avere”.
Alcuni di voi, magari spinti proprio da quelle parole, corsero in tutta fretta a procurarsi quella gemma di rock progressivo intelligente e raffinato, facendosi un grande regalo.
Bene, ora dimenticatevi quel disco. Dimenticatevi i Pure Reason Revolution per come li avete conosciuti, interpretati e percepiti.
Omnia Vincit Amor sembra il disco di un altro gruppo. Sulle prime note di Les Melheurs, in apertura, ho pensato di aver messo nel lettore il disco sbagliato, poi ho pensato a un simpatico scherzo della redazione e infine a un errore di stampa. Il problema è che quello che sentivo mi piaceva. Che succede? Semplice, gli Inglesi hanno messo da parte i Pink Floyd e gli anni 70, fondendo la loro passione per il rock sinfonico e la loro classe con i Depeche Mode e gli anni 80.
Che ne è venuto fuori? Il risultato è strano quanto affascinante, un disco fuori dal tempo e che stupisce per il suo muoversi ai confini dell’eresia musicale, sì, eresia, perché non trovo altra definizione per brani come, per esempio, Disconnect dove si montano linee vocali à la Yes su basi synthpop ricche di campionamenti, loop e sintetizzatori a go go.
Il problema delle eresie è che sono tanto affascinanti quanto difficili da digerire, perché semplicemente cozzano con i nostri stupidi luoghi comuni e contro quell’ortodossia che all’arte ha fatto sempre più male che bene. Non abbiate quindi paura di sporcavi e ringraziate il Cielo per gruppi come i Pure Reason Revolution, gruppi che non hanno paura di cambiare. Direttamente fra i dischi migliori di questo 2009.
Stefano Di Noi