Patti Smith ha aperto il suo concerto romano a Villa Ada, così come gli altri concerti tenuti quest’estate 2009 nel Bel Paese, con un sentito, intimo e toccante omaggio a Michael Jackson, dedicando allo scomparso Re del Pop la canzone “Beneath the Southern Cross” i cui ultimi versi “cross over, boy… cross over…” rimaranno per sempre un ricordo commovente.
Il concerto è iniziato con tanta dolcezza ed è continuato con altrettanta energia ed ispirata poesia per uno show di circa due ore. Il pubblico è stato deliziato con classici quali “Gloria”, “Because The Night”, “Ghost Dance”, “People Have The Power” oltre a “Kimberly”, “Birdland” e tante altre bellissime canzoni.
Sul palco la Sacerdotessa del Rock, in forma smagliante, addirittura migliore rispetto agli scorsi anni, era accompagnata oltre che dal fidato Lenny Kaye alla chitarra acustica, dalla timidissima e impacciata figlia Jasse Smith al pianoforte e tastiere. E’ incredibile come questa donna, questa poliedrica artista americana, riesca ad alternare con tanta naturalezza momenti di poesia, dove pare quasi posseduta da un’ispirazione mistica ad attimi di pura rivoluzione durante i quali pare assistere alle ragazzate di una punkettara quindicenne che sputa, invita il pubblico a sbarazzarsi delle sedie di plastica e a fare quello che vuole (con grande gioia degli addetti alla sicurezza!) e si diverte ad infrangere il “quarto muro” che la divide da noi in ogni modo possibile, riuscendo a scatenare a metà dello spettacolo un vero delirio e a far creare quell’atmosfera di speranzosa protesta mista a poesia che così tanto le si addice.
Quello che caratterizza un concerto di Patti Smith è l’assoluta spontaneità del tutto e l’attenzione che lei dedica al coinvolgere ognuno dei presenti. Quella a Jackson non è stata l’unica dedica della serata, verso la fine del concerto infatti, prima dei bis, c’è stata una dedica per Roberto Saviano, l’autore di “Gomorra”, che era presente al concerto.
Paolo Bianchi