[Alternative] PJ Harvey & John Parish – A Woman…

 

[Alternative] PJ Harvey & John Parish – A Woman A Man Walked By (2009)

Black Hearted Love – Sixteen, Fifteen, Fourteen – Leaving California – The Chair – April – A Woman A Man Walked By / The Crow Knows Where All The Little Children Go – The Soldier – Pig Will Not – Passionless, Pointless – Cracks In The Canvas

http://pjharvey.lucidwebs.co.uk/
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PJ Harvey e John Parish, finalmente un seguito.
Il precedente “Dance Hall At Louse Point”, seppur con tutti i suoi limiti, ci aveva mostrato le potenzialità della collaborazione fra uno dei più importanti produttori degli ultimi anni (Eels, Giant Sand, Sparklehorse), qui in veste di musicista, e PJ Harvey, allora all’apice del suo successo di pubblico, oltre che dell’ispirazione artistica.

“A Woman A Man Walked By” arriva dopo il controverso minimalismo introspettivo dell’ultimo album di PJ, “White Chalk”, del quale mantiene, in alcune tracce, la cifra stilistica, ma segna sicuramente un ritorno ad atmosfere più tipicamente alternative (da segnalare in questo senso l’urletto abbaiato di “Pig Will Not”, smaccatamente Pixies).

Il risultato è un album decisamente bivalente per quanto riguarda l’ispirazione, un mare di sonorità e racconti inquietanti nel quale galleggiano come isole il singolone d’acchiappo “Black Hearted Love”, rock come non se ne vedevano dai tempi di “Stories From The City, Stories From The Sea”, l’acida “Pig Will Not”, che verso la fine prende una piega a metà fra un reading beat e un pezzo dei Crass per poi sfociare in un’outro di piano, e “A Woman A Man Walked By”, spiritata e ispirata alla Nick Cave.

Il resto dell’album è, appunto, un oceano di canzoni molto più complesse che si reggono sui testi più interessanti che la Harvey abbia mai scritto: l’inquietante gioco a nascondino di “Sixteen, Fifteen, Fourteen”, sostenuto da un claustrofobico accompagnamento di violini, handclapping e tamburelli, il dolente addio alla California di “Leaving California”, costruito sul falsetto pulito alla White Chalk che poi ricompare, invece, dolente, in “April”.
Il disco si svuota di suoni ed arrangiamenti solo nella visione sognante ed apocalittica di “Soldier” e nella finale “Cracks On Canvas”, che riprende il toccante discorso sull’elaborazione di una perdita iniziato con “Passionless, Pointless”: che la perdita sia la morte o la fine di un amore, tutto sommato, non ha importanza, sempre di lutto si tratta.

“A Woman A Man Walked By” è un album che si cercava da tempo, che di sicuro ci rimette in pari dopo le aspettative un po’ frustrate di “Dance Hall At Louse Point”, perché più bello non poteva essere, è uno dei rari esempi di collaborazione costruttiva tra due menti creative che, per una volta, non si annullano divorandosi a vicenda, ma dialogano invece per tutti i minuti del disco, ed è un piacere sedersi al loro fianco ad ascoltare.

Francesca Stella Riva

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