Pieces – I Want You To Know – Ocean In The Way – Plans – Your Weather – Over It – Friends – Said The People – There’s No Here – See You – I Don’t Wanna Go There – Imagination Blind
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Fra tutte le reunion di band storiche avvenute nel primo decennio di questo ventunesimo secolo, veramente poche si sono segnalate per la loro significatività. Per la maggior parte si è trattato di operazioni puramente commerciali, oppure di meste rimpatriate tra musicisti attempati ormai privi delle idee e dello smalto dei bei, vecchi tempi andati.
In tale desolante panorama, i Dinosaur Jr. costituiscono un’incredibile eccezione. La riunione di uno dei power trio più importanti dell’indie rock degli anni Ottanta è riuscita nell’intento di riportare in auge il suono di album ormai classici quali “You’re Living All Over Me” e “Bug”. Proprio da quest’ultimo prendeva le mosse “Beyond”, disco capace di fermare il tempo a vent’anni prima e di mettere tutti d’accordo, sia il pubblico sia la critica. In grado di stupire non tanto per il contenuto – i Dinosauri la storia l’hanno già scritta e il loro sound è ormai fisso e immutabile – quanto piuttosto per la freschezza, l’ispirazione e l’intesa che Mascis, Barlow e Murph dimostravano ancora di avere. Quello che sconcerta è proprio questo: una band che si riforma dopo 16 anni e si rimette suonare come se i suoi componenti si fossero salutati la sera prima.
L’incantesimo continua con “Farm”, che si rivela perfetto successore di “Beyond”. Persino più sfacciato nella produzione, fragorosa come si conviene ad un album targato Dinosaur Jr., e più logorroico negli assoli di Mascis, che in “I Don’t Wanna Go There” ne firma uno dei suoi più lunghi e memorabili. Ma i brani dal sicuro impatto sono tanti: praticamente tutti quelli presenti nel disco, eccezion fatta per la sfocata “Your Weather” e la sin troppo melensa “See You”. Per il resto c’è solo di che godere, lasciandosi trasportare dall’atmosfera agreste e solare di “Friends”, da quella più soffusa di “Ocean In The Way”, ma soprattutto dai soliti portenti melodico – rumoristici di pezzi quali “Pieces” (opener perfetta), “I Want You To Know” (altro solo da mandare a memoria), “Over It” (uno dei riff più belli della loro carriera, saltellante e inacidito ben bene da un effetto wah wah pazzesco) e “There’s No Here” (la sintesi del loro stile, intro chitarristico frastornante e successivo dispiegamento melodico, guidato dalla classica voce svogliata e naif di Mascis).
A voler cercare il pelo nell’uovo, a “Farm” manca una hit come “Pick Me Up”, e rispetto a “Beyond” è leggermente meno coeso e più dispersivo. Ma si tratta di inezie, il livello è comunque altissimo. A ben vedere questi dischi hanno l’unico torto di uscire dopo le pietre miliari pubblicate negli Eighties, perché in quanto a forza espressiva e ispirazione hanno ben poco da invidiare a queste ultime. I fan del tiro di Amherst non abbiano paura e comprino pure “Farm” a scatola chiusa, non potranno rimanerne delusi. I Dinosaur Jr. sono tornati in tutto il loro splendore, e speriamo che questo stato di grazia duri ancora a lungo.
Stefano Masnaghetti