[Psychedelic/Progressive Rock] Gong – 2032 (2009)
City Of Self Fascination – Digital Girl – How To Stay Alive – Escape Control Delete – Yoni Poem – Dance With The Pixies – Wacky Baccy Banker – The Year 2032 – Robo Warriors – Guitar Zero – The Gris Gris Girl – Wave And A Particle – Pinkle Ponkle – Portal
http://www.planetgong.co.uk/
http://www.g-wave.co.uk/
Il ritorno della formazione storica dei Gong è stato salutato sia positivamente sia negativamente. E, dopo l’ascolto di “2032”, non si può negare che entrambe le posizioni abbiano lo stesso diritto di cittadinanza.
Il nuovo disco riprende le fila della trilogia del pianeta Gong, quella degli album “Flying Teapot/Angel’s Egg/You”: la mitologia fantahippie utilizzata è la stessa di quei giorni, e innegabilmente mostra tutto il peso degli anni. Daevid Allen e Gilli Smyth, freak di quasi sconsiderata perseveranza, continuano a calcare la mano su immagini e narrazioni che ormai hanno perso tutto lo smalto dei bei tempi: Zero The Hero, le teiere volanti, i pot head pixies e le varie trovate a corollario della saga principale fanno quasi tenerezza, ormai completamente inoffensive e totalmente scollegate dal mondo di oggi. In breve, dal punto di vista strettamente lirico/concettuale “2032” è lavoro banale e scontato, che rivela crudelmente l’età dei suoi creatori.
Eppure, e questa è la gradita sorpresa, a livello musicale “2032” suona tutt’altro che attempato. Anzi, i Gong del 2009 non avrebbero potuto comporre un’opera dal taglio più moderno. Sicuramente il come back di Hillage, una delle migliori chitarre acide degli anni Settanta, è servito a dare nuova linfa alla band. L’hard – psych – space rock di “Wacky Baccy Banker”, le digressioni jazz di “Guitar Zero” e l’ambient – fusion di “Portal” traggono forza dagli spunti liquidi e visionari della sua sei corde. Ma c’è dell’altro; un’attenzione verso le istanze del crossover contemporaneo (o quasi) viene tradotta in brani che incrociano ritmi funky e influenze rap con il vecchio prog lisergico dei Nostri: le prime tre canzoni del disco sanno fare tutto questo in modo più che convincente. Segnatamente, “How To Stay Alive” offre una delle migliori sintesi possibili fra funk, hip – hop, jazz, space rock e world music moresca; chiari i riferimenti agli Ozric Tentacles, ma l’abilità del complesso nel saper metabolizzare influenze diverse e farle proprie è notevole qui come in tutti gli altri episodi che vanno a formare la nuova release. Quello che stupisce ulteriormente, infatti, è l’assenza di momenti di stanca o di semplice routine: laddove i temi sanno di stantio e offrono ben pochi stimoli, paradossalmente la freschezza della musica costringe ad elevare “2032” fra le migliori prove di tutta la carriera dei Gong.
Scegliete voi quale aspetto privilegiare.
Stefano Masnaghetti