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A quattro anni dal sorprendente “Derdang Derdang”, che consacrò gli Archie Bronson Outfit a nuova perla del garage rock made in UK, ecco arrivare “Coconut” a riproporre tutta la geniale, lucida follia dei tre di Bath.
L´album, che si presenta in una cornice sonica delirante, convince nella sua intensità dalla prima all´ultima traccia. “Shark´s tooth” con la sua intro martellante e le atmosfere new wave sembra un pezzo rubato ai New Order di “Blue Monday”, con “Hoola” si vira invece verso il garage rock, arricchito questa volta da spennellate di pura psichedelia, mentre il post-punk à la Bauhaus di “Wild Strawberries” aggiunge il giusto schizzo di pazzia all´interno del disco. Altre sonorità invece per “Chunk”, che si trascina sulle frequenze di un rock dal sapore anni settanta, mentre si ritorna alla psichedelia allucinata con “6.1 You have a right to a mountain life/6.2 One up to yourself”, disperata contorsione di suoni che riesce ancora una volta a sorprendere. Meno degne di nota, invece, “Bite it & believe it” e “Hunt you down”, che danno una frenata troppo brusca al ritmo dell´album, che invece prosegue nella sua farneticante incoerenza con “Harness (Bliss)” e termina con “Run Gospel Singer”.
Sanno un po’ di Animal Collective, questi ABO (non a caso la loro etichetta é la Domino), ma c´é qualcosa di assolutamente autentico in loro, che sfugge da qualsiasi categorizzazione musicale e che riesce a trasformare una miscela forse troppo azzardata di stili e generi in un album azzeccatissimo, che non smette mai di stupire.
Valentina Lonati