[Spoken Word/Cantautorato] Gil Scott Heron – I’m New Here (2010)


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Lui, la voce dei ghetti afroamericani degli anni 70, il poeta che con le sue spoken word fu precursore del genere rap, il cantautore dannato, morto e risorto piú volte dalle proprie ceneri, é tornato con un nuovo album: “I´m new here”.

Si tratta di un ritorno controverso, che farebbe sperare in una dichiarazione di pace con la vita, con l´artefice di infinite tragedie personali, anni di dolorose sconfitte e un´infanzia nel Bronx newyorkese piú duro, motore della rabbia che il nostro si é sempre trascinato dentro.

E invece no. Gil Scott Heron continua a rincorrere i propri demoni in un album tormentato, brevissima scossa di dolore (l´album dura neanche una mezz´ora) che mette a nudo l´animo disperato di una vittima di se stesso, eternamente in lotta con i propri incubi e fantasmi del passato.

Le atmosfere sono tetre, l´album si compone di sofferenti ballate trip-hop (“Me and the devil”, “Your soul and mine”), interludi parlati in cui la voce spezzata di Heron si confessa in piccoli frammenti di angoscia (“Parents”, “Being blessed”, “Running”), blues appassionati d´altri tempi (“I´ll take care of you”) e minuscoli sprazzi folk (“I´m new here”).

Un lavoro maturo, forse troppo intimista, in cui Heron sembra rivolgersi semplicemente a se stesso in un tragico tentativo di espiazione. Complesso e cupo, vale comunque la pena di ascoltare questo album, se non per grandi svolte musicali, almeno per addentrarsi un po’ nei tormenti di un mito della ribellione giovanile e non.

Valentina Lonati

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