[Avant – Garde] David Sylvian – Sleepwalkers (2010)



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David Sylvian, il più bello. David Sylvian, il più bravo. David Sylvian, il più raffinato. Ma poi, chi cazzo è sto David Sylvian? Purtroppo l’artista inglese, pur vantando un passato da pioniere del new romantic coi Japan prima e collaborazioni eccezionali con artisti di massimo livello poi, non ha mai ‘bucato’ a livello mainstream. E forse è anche giusto così: se lo citi e qualcuno coglie, capisci molto della persona che hai davanti.

“Sleepwalkers” raccoglie il meglio degli ultimi dieci anni di collaborazioni, in un disco di brani remixati che danno un’ottima visione di quello che può fare questo artista. L’eclettico musicista offre una raffinata visione trasversale della sua arte: più che paesaggi sonori, colonne sonore per le sue poesie. Sylvian d’altra parte è tra gli interpreti con un coefficiente di ‘bella voce/linee vocali interessanti/testi intelligenti’ elevato ed è facile quindi rimanere rapiti. Pur non essendo un disco immediato, il buon Sylvian sa essere incredibilmente efficace: anche se a parecchie persone verrà sonno al solo pensiero di un disco di musica sperimentale, ogni pezzo ha una struttura e una durata abbordabili. Animo pop, praticamente, e in senso buono: impossibile negare i ganci di “Money For All” e della celebre “World Citizen” dell’amico di sempre Ryuichi Sakamoto.

Inizio percussivo che va dal minimal sperimentale della title track al blues folk di “Ballad For A Dead Man”, fino allo spoken word con sottofondo tribale di “Angel Play”. La parte centrale è più ‘analogica’, con brani che vanno dal pop acustico (“The Day The Earth Stole Heaven”, “Exit/Delete”) alla musica da camera (l’inedito “Five Lines”)…giusto per rilassare un po’ l’atmosfera. Atmosfera che prende una piega notturna, tesa e assolutamente intrigante grazie al trip-hop di “Pure Genius” e al jazz di “Wonderful World”, che uniti a pezzi decisamente più sperimentali costituisce il climax emozionale del disco. Il finale in particolare è un flusso intenso che parte dai campionamenti ipnotici di “Sugarfuel” e sfocia nell’ambient della conclusiva, tesissima “Trauma”.

Produzione, suoni e arrangiamenti ovviamente stratosferici…questo disco ad ascoltarlo vi fa diventare più intelligenti, quindi fatevi un favore. Se proprio non vi piace, almeno avrete in mano dell’ottima musica da centro spa.

“something to wake us from cultural slumber / you fucking sleepwalkers go on and sleep”

Marco Brambilla

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