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I finlandesi Shade Empire arrivano al traguardo del terzo disco con questo “Zero Nexus”, un vero e proprio calderone contenente tutti quei generi e sottogeneri che han reso la Scandinavia, negli ultimi quindici anni, un vero e proprio laboratorio d’eccellenza del metallo europeo.
Un disco nel quale sentiamo, nei suoi 45 minuti di durata, band che vanno dai Dimmu Borgir ai Dark Tranquillity (in più di un passaggio si respira l’eco di Mikael Stanne), passando per qualche citazione di Meshugghiana memoria, i Soilwork post-”Figure number five” e una capatina oltremare con i britannici Cradle of Filth (quelli dell’ultimo periodo). Questo minestrone, all’apparenza una fusione senza senso di band diverse tra loro, in realtà scorre piuttosto facilmente senza far cadere l’ascoltatore nella trappola dello sbadiglio facile: questo grazie a delle canzoni ben arrangiate. L’unico, enorme, difetto di questo album è il fatto che raramente la band ci mette qualcosa di suo: il risultato è un disco bello, ma nel quale ci si chiede più volte in quale disco abbiamo sentito un determinato passaggio. La sola canzone veramente originale è la conclusiva “Victory”, una lunga canzone (poco più di 9 minuti e mezzo) con una seconda parte fantastica, caratterizzata da un assolo di sassofono strepitoso: di gran lunga, il miglior pezzo del disco.
Per chi vive di pane e Scandinavia, sarebbe un delitto non consigliare questo disco: questo “Zero Nexus” è un vero e proprio paradiso per i fan della musica proveniente da questa zona europea. Per gli altri, è comunque consigliato un ascolto.. ma c’è di meglio, in giro.