Il giorno del concerto dei Soundgarden a Milano è arrivato. Oggi, 4 giugno 2012, all’Arena Concerti Rho di Milano i Soundgarden riporteranno un po’ di Seattle Sound sul palco, per la gioia di nostalgici e reduci degli anni Ottanta e Novanta. Chris Cornell, Kim Thayil, Matt Cameron e Ben Shepherd a distanza di due anni a mezzo dall’annuncio ufficiale della reunion, chiuderanno una serata che vedrà on stage anche Refused, The Afghan Whigs e The Gaslight Anthem.
L’Area Concerti è molto grande, tuttavia fa specie vedere il mixer a brevissima distanza dal palco e due teli neri a limitare l’ampiezza della zona…che le prevendite siano state davvero così basse come si vociferava da settimane? Preferiamo non pensarci, concentrandoci piuttosto sui Gaslight Anthem, i quali aprono la giornata: a dire la verità Fallon non incanta e il loro set è molto breve. I suoni non aiutano e persino alcuni estratti dal nuovo album non sembrano brillare molto, nel corso del pomeriggio caratterizzato dal sole a picco. Gli Afghan Whigs invece godono di un netto miglioramento del sound e, nonostante la staticità, sono autori di un buon concerto, chiaramente limitato dalla durata esigua.
Arriva un po’ di gente, età media discretamente avanzata (non si esce vivi dagli anni Novanta…) e tantissima attesa per gli headliner della serata. A dire la verità però le aspettative alte ci sono anche per i Refused, che prendono lo stage intorno alle 19:45. L’impatto è assoluto, Lyxzen e compagni non si perdono in ciance e sparano “Worms of the Senses/Faculties of the Skull” seguita da “The Refused Party Program“. La platea gradisce e finalmente ci si muove, la band è contenta di essere in Italia e racconta di come i loro pezzi siano ancora attuali dopo tutti questi anni. Su “Rather Be Dead” i suoni si assestano definitivamente e la qualità si alza ulteriormente. Non ci sono pause fino alla fine e i Refused svolgono da veri professionisti il proprio compito, lasciando il pubblico davvero soddisfatto (entusiasta anche dello stage diving del singer su “Refused Are Fucking Dead“) e pronto, a questo punto, per i Soundgarden.
Refused Setlist: Worms of the Senses/Faculties of the Skull, The Refused Party Program, Liberation Frequency, Rather Be Dead, Coup d’état, Summerholidays vs. Punkroutine, The Deadly Rhythm, Hook Line and Sinker, Refused Are Fucking Dead, Life Support Addiction, The Shape of Punk to Come, New Noise, Tannhäuser/Derivè.
Sono le 21:30 e tutti attendono solamente Cornell e soci. L’avvio è con “Searching With My Good Eye Closed“, seguita dal classicone “Spoonman“: “Manchiamo da 15 anni, troppo“, sintetizza Chris prima di partire con “Gun“, terzo brano della serata. L’entusiasmo dei presenti è tanto, eppure Cornell ancora non rischia nulla, la sua voce non è quella tragica del Rock Am Ring di pochi giorni fa ma non è nemmeno quella che avremmo sognato. Magari carburerà, dai. Proviamo a farci coraggio. Il resto della band macina benissimo e il muro di suono è più che soddisfacente mentre inizia “Hunted Down“, a cui segue (purtroppo) “Live To Rise“. Un po’ di feed introducono “Loud Love”, pezzo dove il singer deve rischiare qualche urlaccio costretto dai registri del brano, ed ecco che va meglio rispetto a un inizio davvero controllato; idem dicasi per “Big Dumb Sex“. “Fell On Black Days” porta l’asticella dell’emozione a livelli importanti, è il primo vero momento in cui si torna indietro nel tempo, ce ne si fotte di quanto vada su o giù Cornell, e ci ricordiamo perchè siamo venuti a Rho questa sera. Brividi. “Blow Up The Outside World” ci riporta a quando i Soundgarden avevan tutti i capelli quasi corti: il ritornello si sarà sentito per lo meno in stazione Trenord, il pubblico non è numeroso ma è di quelli buoni e affezionati: sicuramente meglio gli 8mila di stasera che i 70mila addormentati del RAR…Con “My Wave” si salta e si poga, il live è decollato del tutto e ci si diverte eccome. “The Day I Tried To Live” conferma i miglioramenti di Cornell (a quasi 48 primavere si diventa tipo diesel evidentemente) e precede “Outshined“. Ma è con “Rusty Cage” che la folla di Rho si lascia andare del tutto anche se la band si conferma statica e compassata come prevedibile. “Burden In My Hand” e “Superunknown” abbassano leggermente i giri, l’ugola di Chris regge bene senza prendersi troppi rischi. A noi va bene così. Con “Black Hole Sun” si ritorna su un altro pianeta, quello dei ricordi e delle emozioni. “4th Of July” apre la strada a “Jesus Christ Pose” (24 ore dopo il Family Day tra l’altro, ndr), dove Matt Cameron dimostra ancora una volta di essere una bestia assoluta dietro le pelli. Chiude la serata “Slaves & Bulldozers”, dopo un’ora e mezza circa di show.
In beve, uno spettacolo che ha mantenuto molto di quanto promesso, anche se onestamente ci si sarebbe potuto aspettare di più. Di più dalla voce di Chris, tornata a buoni livelli ma chiaramente in debito di fiato in alcuni passaggi piuttosto complicati (“The Day I Tried To Live“); di più dalla durata stessa del concerto (hanno finito persino prima del previsto); di più dalla band nel complesso, che è stata sì precisa e in grado di far vibrare i presenti a suon di decibel, però si è trattenuta a livello di interazione con il pubblico ed è risultata statica per l’intera durata dell’esibizione. Si è trattato, in ogni caso, di un grosso evento. Dopo tre lustri sono tornati in Italia dei protagonisti degli ultimi venticinque anni di rock, in grado di segnare un’intera generazione, assieme ad act come Nirvana, Pearl Jam ed Alice In Chains. Ed è per questo che, in tutta sincerità, la sparuta affluenza di fan non ha reso onore ad un nome così importante nella genia dei rocker di razza.
Soundgarden Setlist: Searching With My Good Eye Closed, Spoonman, Gun, Hunted Down, Live To Rise, Loud Love, Big Dumb Sex, Fell On Black Days, Blow Up The Outside World, My Wave, The Day I Tried To Live, Outshined, Rusty Cage, Burden In My Hand, Superunknown, Black Hole Sun, 4th Of July, Jesus Christ Pose, Slaves & Bulldozers.
Nicola Lucchetta, Stefano Masnaghetti. Foto di Rodolfo Sassano.
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