[Heavy Metal] Hammerfall – No Sacrifice, No Victory (2009)
Any Means Necessary – Life Is Now – Punish And Enslave – Legion – Between Two Worlds – Hallowed Be My Name – Something For The Age – No Sacrifice, No Victory – Bring The Hammer Down – One Of A Kind – My Sharona
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Occorre bravura e scaltrezza anche nel riproporre musica antiquata. Diciamo pure nel copiare. Gli Hammerfall questo talento l’hanno sempre avuto, fin dal fulminante esordio di “Glory To The Brave”, opera che si è distinta come una delle migliori nell’ambito del neo – power di fine anni Novanta. In effetti, di loro sponte ci hanno messo sempre poco, tuttavia nel corso degli anni sono riusciti a ritagliarsi un posto d’onore tra gli estimatori del metal più tradizionalista e conservatore, e grazie alla spinta propulsiva del debutto sono rimasti a galla nonostante episodi di disarmante piattezza e banalità quali “Chapter V: Unbent, Unbowed, Unbroken” e il penultimo “Threshold”.
Data la china discendente in cui gli svedesi stavano scivolando, questo “No Sacrifice, No Victroy” è stata una bella sorpresa per chi scrive. Probabilmente si tratta del loro lavoro più convincente dai tempi di “Crimson Thunder”, in particolare di quello più composito e sfaccettato. Il rientro di Fredrik Larsson e, soprattutto, l’inserimento in line – up di Pontus Norgren hanno portato una ventata di freschezza nel songwriting della band. Questo si percepisce già a partire dalla cover posta a chiusura dell’album, “My Sharona”, celeberrima hit dei Knack: a prima vista potrebbe apparire un pezzo troppo distante dal mondo degli Hammerfall, invece si rimane stupiti dal tiro che questa reinterpretazione, invero molto fedele all’originale, riesce a conservare.
Ancora una volta, gran parte del merito di questa ritrovata ispirazione è imputabile a Pontus e al suo background rock – oriented. Così, accanto alle consuete ed abusate fonti d’ispirazione del gruppo (Stratovarius, Helloween, Gamma Ray, e più indietro ancora Accept e Judas Priest), in alcuni pezzi affiora la vena squisitamente hard rock della sua chitarra, in particolare nei riff di “Life Is Now” e “Punish And Enslave”. Oltre a questi, altri highlight del dischetto possono essere individuati nella veloce e pulsante “Legion” (parzialmente rovinata, però, da un’intro finto – cattiva che farebbe sorridere un bimbo di 10 anni), nella cadenzata title – track, nell’ottima ballad “Between Two Worlds” (e questa volta l’introduzione di organo è perfettamente azzeccata), nella strumentale e malmsteeniana “Something For The Age”, in cui Pontus mostra tutta la sua bravura alla sei corde. Su tutti spicca la variegata “One Of A Kind”, sorta di mini summa di tutto quello che gli Hammerfall hanno prodotto nella loro carriera: partenza in up – tempo, break acustico, assolo melodico, rallentamento successivo e accelerazione nel finale, la power song perfetta.
Non mancano le cadute di tono: il mid – tempo di “Bring The Hammer Down” è semplicemente noioso, mentre il singolo “Any Means Necessary”, potenzialmente buono, è sporcato da un coro pacchiano e fuori fuoco. A parte ciò credo sia impossibile chiedere di più ad una formazione derivativa sino al midollo qual è quella scandinava. “No Sacrifice, No Victory” è divertente, ben suonato e ben prodotto, e se i fan sono riusciti ad apprezzare i due mesti predecessori, a maggior ragione apprezzeranno questa nuova fatica.
Stefano Masnaghetti