[Death Metal] Pestilence – Resurrection Macabre (2009)
Devouring Frenzy – Horror Detox – Fiend – Hate Suicide – Synthetic Grotesque – Neuro Dissonance – Dehydrated II – Resurrection Macabre – Hangman – Y2H – In Sickness & Death
(Limited edition re – recorded bonus tracks): Chemo Therapy – Out Of The Body – Lost Souls
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Veramente difficile formulare un giudizio oggettivo, o almeno tendente all’oggettività, sull’ultimo Pestilence. Ci sono troppi fattori che pregiudicano un ascolto sereno e privo di pregiudizi: l’ennesima reunion di un gruppo storico, le aspettative che si nutrono verso come back di questo tipo, l’enorme lasso di tempo intercorso fra “Resurrection Macabre” e “Spheres”, ultimo capitolo a nome Pestilence uscito nel 1993, ecc. In casi come questo si può solo tentare di rispondere a domande tanto scontate quanto inevitabili.
Si tratta di un disco ben suonato e ben prodotto? Indubbiamente sì. D’altronde, quando si ha a che fare con musicisti del calibro di Mameli, Wildoer, Uterwijk e Choy, questo è il minimo che ci si può aspettare. In questo senso le speranze non vengono infrante: “Resurrection Macabre” è suonato in modo impeccabile – in particolare il lavoro di basso di Choy è straordinario – e prodotto sapientemente.
Entro quali coordinate sonore si muove? Ecco, qua le cose iniziano a non andare per il verso giusto. Perché la band ha deciso, semplicemente, di rispolverare un modo di suonare death metal vecchio di quasi vent’anni. Quasi tutti i brani oscillano fra le sonorità di “Consuming Impulse” e “Testimony Of The Ancients”. Oltre non si va. Anzi, i Nostri aggiungono un gusto per arrangiamenti talmente classici che spesso risultano palesemente floridiani: echi di Morbid Angel udibili un po’ dappertutto, ma pure i primi lavori di Deicide e Obituary vengono presi abbondantemente in considerazione. Ovvio che i Pestilence siano comunque più tecnici e intricati, ma anche questa non è certo una novità. Pochissimi i riferimenti a “Spheres”, per lo più rintracciabili nelle prime tracce del disco.
Ci sono idee nuove, interessanti? Purtroppo qua di freschezza creativa non c’è manco l’ombra. Gli spunti di fusion aliena ed alienata che avevano fatto grande “Spheres” sono stati cassati in toto. Nessuna evoluzione, quindi. Ma quel che è più grave è il riciclaggio sistematico dei riff presenti nei loro primi tre dischi, che svilisce “Ressurection Macabre” a lavoro totalmente di maniera, se non addirittura ad auto parodia. Più che resurrezione qua pare che sia avvenuto uno scongelamento, che ha dato la possibilità al gruppo di suonare nel 2009 come si faceva nel 1991. Evidentemente il flop commerciale di “Spheres” ha pesato molto nelle scelte di Mameli e compagni, tant’è vero che nell’edizione limitata vengono proposti tre brani risuonati per l’occasione, uno da “Malleus Maleficarum”, uno da “Consuming Impulse” e l’ultimo da “Testimony Of The Ancients”. Come se la produzione dei Pestilence si fosse arrestata a quest’ultimo.
Non rimane molto d’aggiungere: uscita piuttosto inutile per un’altra reunion che, temiamo, non verrà ricordata positivamente. Non c’è motivo di procurarsi questo album quando si posseggono già le opere storiche del complesso.
Stefano Masnaghetti