Patti Smith Banga

Patti Smith Banga Recensione

1975 – Horses, 2012 – Banga: 37 anni di carriera monumentale, 12 dischi dei quali almeno la metà degni di essere menzionati in ogni classifica dei migliori album rock di sempre. E una band sopra le righe, a partire da Lenny Kaye, chitarrista storico e compagno di mille avventure musicali e artistiche. Stiamo parlando di Patti Smith, Sacerdotessa del Rock per antonomasia, indiscussa regina del genere fin dagli albori, che con “Banga” torna sulle scene dopo 5 anni di silenzio discografico (ma non live); e lo fa alla grande, come solo i migliori possono fare.

“Banga” nasce su una nave da crociera (la tristemente nota “Costa Concordia“) e prende forma dalla collaborazione della Smith con il già citato Kaye. Consta di dodici tracce (più la bonus track “Just kids” per la versione limited del cd, consigliatissima a tutti visto il formato book, le 64 pagine di note, fotografie e testi nonché il prezzo popolare n.d.r.), i cui temi spaziano dal tributo a grandi artisti scomparsi, da Maria Schneider ad Amy Winehouse arrivando fino a Gogol, all’augurio di buon compleanno per l’amico Jonny Depp, sino alla sentita elegia dedicata alle vittime del disastro nucleare giapponese di Fukushima. Ogni pezzo ha una propria storia, e a Patti piace raccontarcele senza alcun risparmio, per permetterci di apprezzare al meglio ogni strofa e ogni nota, per sentirle più nostre e per godere a pieno della sua arte favolosa.

E dopo questa doverosa presentazione che altro rimane da dire? Che “Banga” è un ottimo LP, cosa che sì, ci si poteva aspettare da un’artista di questo calibro, ma che è doveroso non dare mai per scontato. E non dandolo per scontato state certi che questa release sarà una sorpresa per tutti voi, saprà entrarvi sotto la pelle e farla vibrare del suo rock onesto, sincero e diretto. Un disco per riscoprire cos’è veramente il rock, quello mimimale, che lascia il segno e che vi culla sulle sue note, accompagnandovi con i versi profondi e intrisi di passione per l’arte e per la vita, che solo Patti e pochi altri sanno forgiare.

Poco altro d’aggiungere. Alla Smith e a Kaye possiamo solo far innumerevoli complimenti, e accogliere con una standing ovation quest’ennesima opera d’arte in musica che risponde al nome di “Banga”.

Corrado Riva

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