The Prodigy Heineken Jammin Festival 6 luglio 2012

La seconda giornata dell’Heineken Jammin’ Festival 2012 (6 giugno) ha visto The Prodigy headliner, insieme al djset notturno dei Gorillaz, Chase & Status, Evanescence, Lostprophets e Seether. Ad aprire la lunga maratona musicale ci hanno pensato Ivan Mihaljevic & Side Effects e Good Vibe Styla, vincitori dell’Heineken Jammin Contest. Subito dopo, i primi a calcare il palco sono i sudafricani Seether, band di rilievo nel panorama nu metal. A disposizione del gruppo solo tre quarti d’ora di tempo, che però sono sufficienti a far capire che nel loro ci sanno fare. Da “No Country” a “Fine” passando per “Gasoline” la voce di Morgan si alterna tra canzoni intrise di rabbia e momenti di dolcezza. Il brano più apprezzato è senza dubbio la ballata “Broken”, la cui versione originale vedeva il featuring di Amy Lee, voce degli Evanescence (altro gruppo presente nella bill odierna). Esibizione del tutto soddisfacente, considerando i tempi ristretti concessi dai festival.

Perché l’atmosfera si surriscaldi bisogna aspettare la seconda formazione, i Lostprophets. Sebbene la platea non sia ancora numerosissima – ma è comprensibile, siamo in un giorno lavorativo e sono solo le 17:25 – i presenti reagiscono bene alle scosse dei gallesi. Ian Watkins saltella a destra e sinistra come un grillo. L’apertura della setlist è affidata a “Bring ‘Em Down”, primo singolo dell’ultimo album “Weapons”, e i fan si lasciano travolgere dall’energia contagiosa della band. Anche nel loro caso quarantacinque onestissimi minuti in cui danno anche il sangue, soprattutto con “Last Train Home”, il singolo bomba che anni fa li fece conoscere nella scena alternative, e “Rooftops”, il brano migliore della setlist. Piccola curiosità: “Where We Belong” viene introdotta da un accenno di “Sweet Child O’ Mine” dei Guns ‘n’ Roses, citati anche da Pitbull ieri nel suo mini show. Che sia la moda di questo festival?

Alle 18.35 è la volta degli Evanescence, che scatenano le prime scene di delirio della giornata. Con Amy Lee in gran spolvero (la prova palese l’abbiamo avuta qualche minuto prima, ascoltando i suoi vocalizzi in camerino), il gruppo è stato accolto con gran entusiasmo dalla folla. Sulle note di “What You Want” si è aperto il concerto della formazione di Little Rock, ma è con “Going Under” che – l’esiguo – pubblico molla gli ormeggi, fondendo la sua voce con quella della frontwoman statunitense. “Lithium” è uno dei momenti toccanti della scaletta, nonché il pezzo che si avvicina di più all’identità goth rock della band. Inoltre la Lee è in uno stato di grazia nella combinazione voce e pianoforte. Prima di suonare “My Heart Is Broken”, la cantante ha un attimo di forte commozione; “Grazie ragazzi” dice, “questa ve la dedico perché senza di voi tutto questo non sarebbe stato possibile”. E si scioglie in lacrime, di quelle autentiche. La conclusione, dopo un’ora di show, non poteva essere che il brano da cui è cominciato tutto: “Bring Me To Life”. Finora vincono il titolo di concerto migliore della giornata.

Foto: Francesco Prandoni / OnStageWeb

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Chase and Status, la band più insolita nel programma di oggi, paga lo scotto di essere di nicchia nel nostro paese. Con ancora poca folla all’Arena nonostante sia sera (a questo punto temiamo sia il trend della giornata), il duo britannico crea una gran spaccatura: da una parte ragazzi forsennati che ballano, pogano, si fanno possedere dalle vibes come fossero in trance, dall’altra persone che sembrano chiedersi “e questi da dove diavolo arrivano?”. E’ evidente che siano fuori contesto; ed è un peccato, perché le loro basi drum ‘n’ bass dal vivo sono micidiali. I pezzi con Plan B, ad esempio – “End Credits” e “Pieces” su tutti – sono i migliori in assoluto, acquisendo un gran livello in sede live. L’unico momento che sembra unire tutti quanti è la cover di “Killing In The Name” dei Rage Against The Machine. La nota negativa è che non ci sono ospitate, solo basi (con supporto del vocalist MC Rage), e ciò rende il tutto un po’ distante, seppur comunque cool. Fra tutti i festival esistenti, questo era sicuramente il meno adatto a dar visibilità a questo duo che ha, sicuramente, tanti spunti da offrire.

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Dopo un breve diluvio che, non nascondiamo, ci ha riportato alla mente immagini di altri Heineken Jammin Festival, la pioggia cessa e alle 21.50 compaiono finalmente in scena gli headliner della serata: The Prodigy. Già dalle prime note di “Worlds on Fire” si vede che i tre bad boys dell’Essex non hanno perso una virgola della loro natura pazzoide, tutt’altro. Con “Breathe” esplode l’onda energetica che travolge qualsiasi persona a ballare come se non ci fosse un domani. Keith e Maxim sono dei trascinatori nati, incantano i poco più che 7000 paganti con una facilità estrema, riuscendo ad ipnotizzare chiunque con il loro genere musicale tutto particolare, un ibrido che racchiude elettronica, hip hop e punk. La setlist vede numerosi successi del passato quali “Voodoo People“, “Firestarter” e “Spitfire“, ma non manca la presenza di alcune nuove canzoni che, con tutta probabilità, saranno inserite nel loro nuovo album. Ed è proprio su un inedito, “Dogbite” (che spacca come poche canzoni al mondo) che scoppia un temporale, quasi come se il cielo avesse ingaggiato una sfida contro il trio britannico per dimostrare chi si fa più sentire: la natura che sovrasta tutto con la sua potenza o il carisma della band? La risposta che ci diamo è abbastanza immediata. Reality, Flint e Howlett vincono alla grande e l’unico pensiero che ci viene è “Fuck The Rain, Join The Rave”. A quanto pare non siamo gli unici a pensarla così, dato che il pubblico impazzisce ancora di più sotto il rovescio. Quasi chiunque avrebbe smesso di suonare con quelle condizioni climatiche, ma loro no. Se Maxim e Keith si appropriano dello stage, Howlett se ne sta nel suo angoletto a partorire film mentali sonori da capogiro. Il set si conclude con l’encore, tra cui l’inedito “A.W.O.L.“. Circa un’ora e un quarto di setlist, in cui hanno dimostrato ancora di saper dettar legge, nonostante le primavere stiano passando per tutti. Non potevamo sperar in un’esibizione migliore, i Prodigy sono fra i gruppi da dover vedere almeno una volta nella vita.

Per chi non ne avesse ancora avuto abbastanza, la nottata sarà all’insegna della dance, con dj set a cura dei Gorillaz Sound System.

Setlist The Prodigy: Worlds On Fire – Breathe – Jetfighter – Omen – Poison – Thunda Dub – Dogbite – Voodoo people – Firestarter – Run – Spitfire/Spitfast – Omen Reprise – Invaders Must Die – Diesel Power – Smack My Bitch Up Encore: Take me To Hospital – Awol – Their Law

Claudia Falzone

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