[Doom/Psychedelic Stoner] Ufomammut – Eve (2010)


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Gli Ufomammut non amano adagiarsi sugli allori, né hanno mai pensato di riproporre le stesse sonorità disco dopo disco, accontentandosi del minimo sindacale. Al contrario, hanno sempre cercato di evolversi e modellare il proprio suono con coraggio e senza mai guardarsi alle spalle. Forse anche per questo oggi possono fregiarsi di uno stile unico e inconfondibile, che li ha imposti negli ultimi anni quale punto di riferimento per le perlustrazioni più malsane nell’ambito dell’ultra psichedelia.

Prova di quanto detto sopra è quest’ultimo album, quinto per il trio piemontese, che ridefinisce per l’ennesima volta la particolare miscela di stoner, doom, sludge, space rock e abissali trip lisergici che da sempre costituisce l’impianto base dell’Ufomammut sound. E che spiazza chi si aspettava una prosecuzione di carriera sulla falsariga del precedente “Idolum”, ossia l’opera più densa e compatta mai scritta dalla band.

“Eve” risulta quasi antitetico rispetto al suo predecessore, salvo per l’uso della voce, sempre meno presente e sempre più inghiottita dal magma degli altri strumenti, fino a farsi puro urlo disperso nel cosmo. Per il resto stiamo probabilmente parlando del disco più ‘ampio’ e dilatato mai composto dal gruppo. Una sola ‘canzone’ divisa in 5 parti, per soli 44 minuti di durata, un tempo molto esiguo rispetto agli standard abituali. Eppure, nonostante la brevità, il flusso sonico torna ad allargarsi, disposto a concedersi anche dei momenti di vuoto siderale, in una continua alternanza fra fluttuazioni spazio – gravitazionali ed eruzioni sludge/doom dalla consueta potenza omicida. Cardine di tutto il lavoro è proprio l’estetica pieno/vuoto, che rende “Eve” un incessante susseguirsi di emanazioni al calor bianco, sospese fra Neurosis, Kyuss, Black Sabbath ed Electric Wizard, e rarefazioni ambientali che, oltre ai consueti Hawkwind, questa volta si permettono di citare persino numerose entità kraute dei primi Settanta. Inutile stilare una track by track, dato il carattere del progetto. Rimane solo da notare la bravura del complesso nell’evitare di risolvere tutto nella scontata dinamica del crescendo, preferendo un continuo saliscendi emotivo/sonoro in grado di celebrare al meglio questo cupo rituale galattico.

Difficile comparare qualitativamente quest’ultima emissione alle altre degli Ufomammut, a causa dell’alto livello di tutte le loro uscite. Forse il capolavoro rimane “Snailking”, ma ogni loro creazione è un viaggio diverso e sempre entusiasmante, ed “Eve” non fa eccezione.
Per i vostri migliori incubi.

Stefano Masnaghetti

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