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Posto che ascoltare nuova musica targata Ozzy nel 2010 è un miracolo che siamo ben felici di accogliere, c’aspettavamo un disco di transizione e disco di transizione è stato. Dopo aver salutato Zakk Wylde e reclutato Gus G. ci aspettavamo qualche riff vagamente più creativo e sperimentale: eccezion fatta per “Let Me Hear You Scream”, che risulta comunque uno dei brani migliori del lotto, “Let It Die” e “Life Won’t Wait” sembrano legate al passato ‘Labeliano’ in maniera troppo pesante. Intendiamoci, non sono brutti pezzi, ma sanno tremendamente di già sentito troppe volte.
“Life Won’t Wait” invece è un bel momento, simil power ballad con melodie ben studiate, potrà apparire troppo incline al pop ma poco importa. Ottima invece la struttura di “Diggin’ Me Down”, che ci propone un Ozzy inedito e molto ambizioso con una canzone sorretta da un riffone sabbathiano e un flavour moderno (backing vocals, un po’ di elettronica pompata tra le altre cose) con accordi stoppati che fanno solo del bene: diciamo che finalmente comincia a sentirsi Gus in modo importante. “Crucify” è skippabile senza remore mentre “Fearless” alza per tre minuti e mezzo i giri del disco senza strafare. “Time” sperimenta ancora iniziando in modo molto soft e inusuale ed estendendosi linearmente senza sussulti particolari. Riusciamo finalmente a riprenderci con “I Want It More” con un riff thrashy che spezza la monotonia fin qui accumulata, “Latimer’s Mercy” ha qualche filtro vocale e sovra incisione di troppo, ma fortunatamente prende quota nella parte finale dopo un incedere marziale eccessivamente scontato. La traccia conclusiva appare fuori luogo nonostante sia una dichiarazione diretta e senza filtri.
Diversi spunti interessanti, una produzione spesso troppo caotica e qualche momento buio. Un lavoro che complessivamente è sufficiente ma che potrebbe essere un importante e nuovo punto di partenza per la carriera del MadMan più amato di sempre.
Piero Lisergi