http://deathangel.us/
http://www.nuclearblast.de/
A livello discografico, la reunion dei Death Angel non aveva prodotto grandi lavori. “The Art Of Dying” (2004) era opera incerta e sottotono, per nulla degna dei grandi dischi degli anni Ottanta. Un po’ meglio faceva il successivo “Killing Season” (2008), che rispolverava alcune suggestioni da “Act III” (1990), serrava i tempi e dimostrava che Osegueda e compagni sapevano ancora confezionare del buon thrash metal, furente e d’impatto. Tuttavia la loro continuava a sembrare una riunione fatta più che altro per poter di nuovo suonare dal vivo piuttosto che per incidere materiale inedito in studio.
Invece “Relentless Retribution” arriva a fugare molti dubbi sullo stato di salute creativo del quintetto californiano. Si tratta di un album composto in stato di rimescolamento interno, tant’è vero che Dennis Pepa (basso) e Andy Galeon (batteria) se ne sono andati, rimpiazzati da, rispettivamente, Damien Sisson (Scarecrow) e Will Carroll (Vicious Rumors). Nonostante defezioni così importanti, i nuovi Death Angel se la cavano egregiamente, tanto che la nuova emissione è probabilmente la migliore del dopo reunion. Scordatevi comunque le atmosfere schizzate e la velocità folle di “The Ultra – Violence” (1987): oggi la band continua a guardare piuttosto a “Frolic Through The Park” (1988) e al già citato “Act III”; i tempi sono più moderati e i riff più ragionati, e non mancano alcuni preziosismi tipici dello stile ‘maturo’ dei Nostri (cfr. la sezione affidata alla chitarra acustica in “Claws In So Deep”, che fa tanto Bay Area dei tempi d’oro). L’importante, però, è che tale scelta stilistica risulti efficace, e in questa Punizione Implacabile sono numerosi gli episodi convincenti: dai classici riffoni di “Truce” al mid tempo squadrato della title track, passando per la gagliarda “This Hate” (brano che contiene persino qualche accento punk) e per le più complesse “Opponents At Sides” e “Claws In So Deep”, e giungendo infine alla mazzata conclusiva di “Where They Lay”, le trovate interessanti sono parecchie, e il gusto per il riff ficcante e il groove avvolgente si conserva in quasi tutti gli episodi del disco. Merita una menzione d’onore anche la prova vocale di Osegueda, tornato ai suoi massimi livelli.
Poi, di fronte a LP come questo, vale sempre ricordare le solite massime: i capolavori la band li ha già scritti, la release è buona ma non raggiunge i vertici della loro produzione, si tratta comunque di qualcosa di già sentito e assimilato più di vent’anni fa, etc. etc. Tutto vero, ok, ma rimane il fatto che “Relentless Retribution” farà felici parecchi thrasher nostalgici, e non solo; a causa del revival che questo genere sta vivendo negli ultimi due anni, anche molti ragazzini potrebbero trovare spunti degni del loro interesse nella musica dei Death Angel.
Stefano Masnaghetti