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Da sempre gli album live dei Neurosis sono oggetto di controversie, soprattutto da parte di chi ritiene che una semplice registrazione sonora non riesca a rendere il giusto merito a quella sorta di rito iniziatico e multimediale (fondamentali sono infatti i video proiettati durante l’evento) che rappresenta un loro concerto. Non solo: secondo gli stessi la musica dal vivo dell’ensemble californiano, privata dell’elemento visivo, perderebbe gran parte del fascino che, al contrario, il lavoro in studio riuscirebbe a donarle, essendo caratterizzata da sofisticatissime composizioni in cui l’interplay fra strumenti ‘tradizionali’ e manipolazioni elettroniche, per funzionare, dev’essere calibrato al millimetro. Eppure, “Live At Roadburn 2007” pare voler smentire tutto questo, segnalandosi quale miglior disco dal vivo nella storia del gruppo. Meglio, quindi, dei due “Official Bootleg” registrati a Lione e Stoccolma nel 1999, e usciti rispettivamente nel 2002 e 2003.
Nonostante faccia a meno di tutti i vecchi classici – i nove brani che lo compongono sono tratti esclusivamente a partire da “Times Of Grace” (1999), e ben quattro sono espunti dal magnifico “Given To The Rising” (2007) – questo cd fa piazza pulita di tutte le congetture di cui sopra. Certo, manca la componente fisica delle loro orge sonore, e mancano certe finezze che solo la registrazione in studio può assicurare. Tuttavia i Neurosis dimostrano interamente il loro valore, quello che li ha resi uno dei complessi più geniali e importanti degli ultimi vent’anni, anche in questo contesto. I suoni sono rudi e spartani, ma non perdono una stilla della loro potenza apocalittica, anzi alcuni brani ne guadagnano persino (Left To Wander). Fra gli episodi più riusciti, si segnalano una colossale versione di “Given To The Rising”, la tortura psichica di “Crawl Back In”, la disperazione terminale di “At The End Of The Road” e le allucinazioni maligne di “Water Is Not Enough”, in cui gli strumenti si trasformano in lame che penetrano la carne. Credo che ogni fan di Steve Von Till, Scott Kelly e compagni troverà motivi di grande interesse in questo live, il quale non fa altro che illuminare pienamente le componenti più viscerali e ‘primitive’ di questi eccezionali musicisti. I Neurosis del Roadburn somigliano a una palla infuocata che brucia timpani e sinapsi senza alcuna pietà.
Stefano Masnaghetti