Ennesima calata su suolo italico degli Alice in Chains di Jerry Cantrell. Dopo il successo della data di Dicembre a Milano la band si è esibita ieri sera al Colonia Sonora di Torino, in una cornice affascinate, regalando una prestazione che non fa notizia, dato che è stata al solito di altissimo livello.
Sulle note di “Rain when I die” inizia il rituale di purificazione degli Alice in Chains. I quattro salgono sul palco come una qualsiasi band underground, senza troppi proclami e con la semplicità che li contraddistingue dagli inizi. Il pubblico si unisce alla band di Seattle ed intona da subito le melodie malinconiche di una canzone che oltre ad avere il pregio di essere un capolavoro, si fregia anche del merito di rendere realtà una parte del suo
titolo: la pioggia. Il cielo nuvoloso che minacciava tempesta si addensa e gocce sempre più fitte scandiscono l’incedere delle canzoni, facendoci ragionare sul fatto che ad un concerto come questo, non si poteva trovare migliore alleato di una pioggia mesta e lenta nel cadere.
La magia della cornice di Collegno e le condizioni metereologiche rafforzano la carica degli AIC che continuano con i classici e con gli estratti del nuovo e pluriosannato “Black Gives Way To Blue”. Con entusiasmo il pubblico accoglie Again e Check My Brain, al pari di Them Bones e Your Decision.
Jerry Cantrell è l’anima degli AIC ed il biondo chitarrista/cantante dimostra di essere in forma smagliante, lanciandosi in headbanging e sguardi decisi, coadiuvato dalla forza ritmicha di uno Sean Kinney più in forma che mai, un Mike Inez dal suono degno di fare scuola ed un William DuVall eccitato e carico come da copione.
Già…William DuVall. L’elemento della discordia di fan nostalgici di Layne e di nuovi o più comprensivi fan offre la stessa prestazione di Dicembre: un elevatissimo livello di professionalità, doti canore e soprattutto infinita passione per il trascorso di questa band.
Layne Staley è e sarà sempre Layne Staley, impossibile da paragonare con qualcuno che canta per amore della musica e non per esternare il proprio disagio interiore. Layne resterà un capolavoro di Madre Natura, ritrovabile in ogni canzone ed in ogni testo della sua band. Gli Alice in Chains invece sono e saranno sui palchi di tutto il mondo e chi non andrà a vederli a Roma o a Padova si perderà un’intimità davvero rara.
“Down in a Hole” è una triste lettera d’addio, dove qualcuno nasconde le proprie lacrime tra le gocce della pioggia, prima di scatenarsi su una “Man in the Box” suonata al limite della rabbia.
Il finale è affidato come di consueto a “Would?” e “Rooster”…cantate da tutti i presenti ormai fradici, con i capelli inzuppati davanti agli occhi, ma con ancora tutto il dolore del mondo da tirare fuori in un ultimo ritornello.
Riccardo Canato